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30 Tappa – Olveiroa – Finisterre

20 luglio 2021
Percorsi 37 km in 6 ore e 35 minuti
Dislivello positivo: 660 mt, negativo: 900 mt.
Nebbia fitta al mattino con pioggerellina sottile, poi si dirada un poco ma il tempo rimane novoloso e plumbeo.

Tour per Olveiroa, tutte le case sono ben sistemate e l’arredo urbano completato. In questi anno hanno fatto proprio un bel lavoro nel paesino degli Horreos. L’albergue municipal è chiuso, peccato perché anch’esso era stato risistemato completamente.

Cena minimale verso le 9 per poi andare a dormire con calma dopo aver salutato tutto lo staff dell’’albergue: al prossimo anno? Chissà.

Stamattina mi avevano promesso la colazione alle 6. 15 ma alla fine sono riuscito a partire solo poco prima delle 7. La nebbia mi accompagnerà fino a Cee, praticamente ho visto solo la strada e l’ermita della Madonna delle nevi. Alla fine della discesa arrivo al mare e piano piano la nebbia comincia a diradarsi.

Completo il percorso fino alla spiaggia di Finisterre in parte per asfalto e in parte per sentieri in costa per poi scendere appunto alla spiaggia che si percorre interamente. Birra di benvenuto al solito Asador e sosta al ristorante per una buona insalata di pesce prima di affrontare gli ultimi 3 (+3 di ritorno) fino ala faro di Finisterre dove il camino finisce e incomincia l’oceano infinito.

Nell’ultimo tratto trovo due pellegrini un italiano e un tedesco con un lungo tronco cavo. E’ uno strumento che emette un suono particolare e delle vibrazioni che portano suerte. Infatti suona lo strumento e lo fa roteare intorno a me. Buena suerte a todos !

Ultimi passi e discesa verso le ultime rocce lontano dalla folla di turisti che oggi è qui presente.

Mi fermo un po’ di tempo per le foto e per vedere e respirare l’infinità dell’oceano anche se oggi è per la prima volta grigio. Chiudo gli occhi e provo a far scorrere le immagini di questo cammino: Madrid, Segovia, Valladolid, León, Oviedo, Lugo, Santiago ed infine li riapro e sono qui alla fine della terra.

E’ una grande soddisfazione avere concluso anche questo cammino, a tratti duro ma bellissimo. Magari scriverò un post di riepilogo nei prossimi giorni.

Ciao a tutti.

29 Tappa – Negreira – Olveiroa

19 luglio 2021
Percorsi 33 km in 5 ore e 50 minuti
Dislivello positivo: 675 mt, negativo: 560 mt.
Nebbia fitta al mattino con pioggerellina sottile, poi si dirada un poco. Sole al pomeriggio.

Ottimo riposo pomeridiano, finalmente! Fuori la temperatura è abbondantemente sopra i 30 gradi ma per fortuna oggi sono al fresco.

Alle 7 esco a fare un giro per il paesotto di Negreira che è dei pochi paesi in crescita come numero di abitanti ora circa 8000. L’economia della zona è prevalentemente rurale, anche se negli ultimi anni si è orientata verso l’allevamento intensivo; Nella zona sono presenti importanti industrie, come la cooperativa agroalimentare Feiraco, che commercializza i suoi prodotti in gran parte della Spagna.

C’è pochissima gente in giro fatti salvi quei quattro pellegrini seduti ai pochi bar aperti. Completato il mio giro è ora di cena. Per la prima volta decido di cambiare locale e ovviamente sbaglio. Cena da dimenticare!

Dopo una buona dormita alle 6 sono in strada. Nebbia fitta e pioggerellina sottile mi accompagnano per i primi km del giorno, in salita. La tappa di oggi si svolge prevalentemente su asfalto e una piccola parte all’’interno dei boschi. Si passano parecchi piccoli borghi e moltissimi allevamenti di bovini anche di dimensioni ragguardevoli. Zona coltivata prevalentemente a mais e foraggio. Cammino ovviamente a “memoria” ormai su questo percorso le gambe vanno da sole e sanno anche dove fermarsi per la colazione e per la sosta piedi.

Data la nebbia evito la salita al Monte Aro dal quale si domina l’Encoro de Ferveza.

Il bacino artificiale di A Fervenza è una palude artificiale creata nel 1966 nel fiume Xallas situato tra i comuni di Dumbría , Mazaricos , Vimianzo e Zas . La sua capacità è di 103 hm³ e copre un’area di 1.250 ettari. La diga, con un’altezza di 27 me una lunghezza di 127 metri; nasce per alimentare un impianto idroelettrico, attualmente gestito dalla società Ferroatlántica. La sua costruzione cambiò la vita degli abitanti di questa zona in quanto allagò vaste vallate e vaste aree coltivate. Inoltre il volume dell’acqua arginata ha variato leggermente il clima della zona, aumentando l’umidità e formando frequentemente grandi banchi di nebbia. Sotto le sue acque c’era anche il dolmen di A Gándara de Baíñas, visibile solo quando il livello dell’acqua si abbassa notevolmente.

Disceso al fondo valle (la tappa presenta comunque oltre 600 mt di dislivello in salita) arrivo a Ponte Olveira passando per la suggestiva chiesetta di San Cristovo de Corzon e annesso cimitero monumentale. Negli ultimi km passo un pellegrino con lo zaino pieno di ricordi e targhette dei molti cammini percorsi, procede lentamente a causa delle vesciche nei piedi, poco dopo all’’arrivo parleremo un poco.

A Olveiroa è come un poco arrivare a casa, sono oramai 10 volte che mi fermo qui e ovviamente mi conoscono lo stesso discorso vale per il pellegrino di cui sopra, anche lui è un affezionato cliente di questo albergue.

Solita sistemazione e piccolo rinfresco di benvenuto.

Ciao ciao, domani ultima tappa: vamos a Finisterre!

28 Tappa – Santiago de Compostela – Negreira

18 luglio 2021
Percorsi 21 km in 3 ore e 45 minuti
Dislivello positivo: 470 mt, negativo: 520 mt.
Nebbiona al mattino poi, verso le 12, si dirada ed esce il sole. Giornata afosa.

Ritiro della credenziale dopo un lunga coda, un breve riposino nella camera (forno crematorio) dove mi trovo. Giro per le viuzze di Santiago in attesa della messa del pellegrino. Mi presento alla porta santa mezzora prima ma è tutto sold-out, non entra più nessuno fino a domani! Ci andrò quanto rientrerò a Santiago la prossima settimana.

Comincio così un lunghissimo giro per i vicoli della città vecchia medievale, innumerevoli e bar, osterie e ristoranti con le loro caratteristiche insegne; moltissima la gente / turisti che passeggia come me.

Cerco o trovo un piccolo negozio che vende souvenir nonché è l’unico negozio              che produce e vende degli stiker in tessuto relativi a tutti i cammini di spagna e altri d’Europa.  Mi fermo a lungo a parlare con il titolare che è di origini italiane (il nonno è di Jesi) e conosce, ovviamente, tutto dei cammini. Prima di tornare a casa acquisterò gli stiker dei cammini fatti e magari qualcuno ancora da fare.

Buona cena in un ristorantino accompagnata oggi da una ottima birra dei paesi Baschi.

Brutta nottata nel forno, non vedo l’ora di partire anche se oggi non c’è fretta. Disdico questa camera che era prenotata per mercoledì, faccio colazione da Antonio così passo una oretta con lui.

Nebbiona fitta e umidità al 100% ma almeno si respira. Parto e incrocio dei pellegrini che non conoscono la strada per l’’inizio del cammino di Finisterre, stranamente hanno cancellato tutte le indicazioni ma io posso andare a memoria.

Sul percorso non mi soffermo avendolo illustrato più volte, saliscendi in mezzo ai boschi, molti fiori, molto asfalto e pochi pellegrini. Sosta nel solito bar con una miriade di oggetti strani esposti per poi affrontare i due km di salita di oggi che ricordavo più impegnativi.

Esce il sole proprio mentre arrivo a ponte Maceira con la bellissima cascata sul rio Tambre.

Ultimo km di bosco, di asfalto e salita finale per poi discendere a Negreira. Oggi è domenica ed è pieno di gente, tutti bar sono affollati. Io quest’’anno sono alloggiato all’Hostal, solita camera per fortuna fresca.

Rifocillato e fatta una buona doccia posso oggi finalmente riposarmi e rilassarmi. Mi aspettano le ultime due tappe piuttosto lunghe ma spero di farcela.

Ciao ciao.

27 Tappa – A Salceda – Santiago de Compostela

17 luglio 2021
Percorsi 28 km in 4 ore e 45 minuti
Dislivello positivo: 450 mt, negativo: 550 mt.
Splendita giornata di sole, molto caldo nel pomeriggio.

Dopo un pomeriggio di relax in A Salceda, giretto serale in mezzo ai campi per favorire l’appetito. Cena buona e abbondante e poi a nanna, domani si va a Santiago.

Prima delle 7 sono pronto per gli ultimi 30 km di questo cammino (epilogo a Finisterre escluso), nel bat dell’albergue il cuoco sta preparando le colazioni e mi offre un buon caffè prima di salutarmi nel suo italiano stentato ma comprensibile: adios amigo italiano.

In breve raggiungo il cammino, per i primo km sono solo ed è un piacere procedere su questa autostrada dei pellegrini.

Poi, prima di O Pedrouzo, comincio a passare i primi gruppi di pellegrini. In realtà di pellegrino veri ovvero di quelli che hanno percorso almeno la metà del cammino francese ne incontro veramente pochi. Ssono ovviamente riconoscibili perché hanno uno zaini di discrete dimensioni ed il colore delle gambe è decisamente scuro. Gli altri senza o con mini zaino sono la maggioranza: Turigrini.

In gran parte sono gruppi di giovani partiti da Sarria per percorrere gli ultimi 100 km, ogni tanto trovo un gruppo in sosta all’ombra che canta, perlomeno sono contenti!

Il percorso con i suoi saliscendi è comunque bello, passa in mezzo ai boschi di altissimi eucalipti e altri boschi più suggestivi di querce. Oggi i bar non mancano saranno almeno una cinquantina.

Passato l’’aeroporto di Lavacolla si arriva a San Paio dove trovo la chiesetta aperta per bontà di alcuni volontari italiani con i quali mi fermo a parlarne un poco dopo avere capito che lo possiamo fare nella nostra lingua.

Riprendo il cammino per l’’ultima salita passando nei pressi della televisione di Galizia per poi raggiungere San Marcos e il monte do Gozo dal quale si vedono, per la prima volta, chiaramente le guglie della cattedrale. Scopro anche che hanno rimosso il brutto monumento che l’’anno scorso ancora esisteva.

Da li in discesa si raggiunge Santiago e passata la lunga periferia il centro storico e  come sempre al suono della cornamusa gli ultimi gradini immettono nella piazza dell’’Obradorio e quindi in fronte alla Cattedrale.

Oggi, rispetto allo scorso anno, è gremita di gente e moltissimi pellegrini sono presenti. Rimango alcuni minuti in contemplazione, forse è la decima volta che completo un cammino ma l’emozione è sempre grande, credo di ripetermi per l’ennesima volta ma ad ogni arrivo chiudo gli occhi e riesco a rivivere tutto il cammino percorso, momento per momento, è sempre fantastico.

Alcune foto di rito, poi raggiungo gli amici dell’hotel Entrecercas con i quali beviamo la meritata birra.

Anche questo anno la meta è stata raggiunta grazie a tutti voi che mi avete seguito. Domani proseguirò come da tradizione per Finisterre.

Buona serata

26 Tappa – Boimorto – A Salceda

16 luglio 2021
Percorsi 21 km in 3 ore e 35 minuti
Dislivello positivo: 250 mt, negativo: 300 mt.
Splendita giornata di sole, ventilata. Nel pomeriggio oltre 30 gradi.

Pomeriggio rilassante nel bel giardino dell’albergue in attesa della cena.

La signora Maribel mi ha raccontato che oggi è arrivata, verso le 12, una pellegrina di 84 anni che ha percorso oggi oltre 42 km partendo all’una di notte. Non aveva prenotato ma ha detto che era esausta e da li non si sarebbe mossa. E’ andata a dormire e ancora non si è alzata, speriamo almeno sia viva. Nell’albergue c’è una altra pellegrina di circa 80 anni ma mi sembra in forma.

Vado a cena in compagnia di altri 2 pellegrini: un insegnante di storia che ha percorso correndo circa 400 km del camino del norte a tappe di 35 km ovviamente senza zaino che si fa trasportare di tappa in tappa e la pellegrina che ho incontrato a Fríol, oggi più loquace, che proviene dall’’Australia.

Ci accompagna al ristorante che dista oltre un km, Maribel con il suo coche ma rientreremo a piedi nonostante la sua insistenza di venirci a riprendere.

Ottima cena finalmente in compagnia con menu del dia a 10 Euro: Insalata di pasta veramente ricca di ingrandimenti e abbondante, bocconcini di maiale in salsa Teriyaki con patate fritte, gelato e caffè e ovviamente vino tinto in abbondanza: no quiero màs!

Rientrando discuto con il professore sulla storia di spagna e in particolare il periodo della dominazione romana, alla fine concordiamo che la spagna di oggi non esisterebbe senza la struttura amministrativa le strade e tutte le altre opere create oltre 2000 anni fa.

Rientrato in albergue gusto, conversando amabilmente con la signora Maribel, un buon licor caffè ghiacciato da lei offerto. Tante grazie Maribel per l’ospitalità e la cordialità dimostrate anche che volta. Tra l’altra, se dovessi tornare, troverei anche un piccolo ristorante che aprirà a fianco dell’’albergue.

Questa mattina, dopo una bella e finalmente lunga dormita, trovo anche la colazione pronta e parto così abbondantemente dopo le 8, oggi sono solo 21 km su un cammino in parte segnalato: quello diretto a Santiago (40 km) e seguendo poi un camino alternativo che mi porterà a destinazione.

Il percorso si svolge praticamente tutto su asfalto su stradine secondarie, passo solo una parrocchia a pochi km dall’arrivo. Commino praticamente quasi sempre all’ombra degli alti eucalipti e boschi di querce.

Mi fermo un attimo in bellissimo boschetto di vecchie querce dove è situata la bella Capilla da Mota, vedere le foto, e sosta piedi nel paesino di Oins per poi affrontare l’’unica salita del giorno: 2 km al 6% ma su asfalto è tutta un’altra storia: si vola!

Passata l’autovia raggiungo il cammino francese, molto affollato di pellegrini, lo percorre a ritroso per un paio di km incrociando più pellegrini di quanti ne ho visti in oltre 20 giorni di viaggio.

In breve sono a destinazione: il bellissimo Albergue Turistico di A Salceda, scoperto per caso l’anno scorso.

Mi riconoscono ovviamente le signore russe che lo gestiscono insieme con il titolare che è un cuoco molto bravo. Qui ci si può riposare nell’ampio giardino, volendo c’è anche una piccola piscina.

Menu del dia ottimo: peperoni ripieni con baccalà e orata al forno e poi un lungo riposino e poi vedremo cosa mi riserverà la cena.

Buona serata.

25 Tappa – Fríol – Sobrado – Boimorto

15 luglio 2021
Percorsi 38 km in 6 ore e 40 minuti
Dislivello positivo: 600 mt, negativo: 575 mt.
Finalmente è tornato il sereno accompagnato da un forte vento in quota. All’arrivo oltre 30 gradi, era ora.

Escursione a Fríol, ricerca della chiesa che è nascosta e mimetizzata in periferia. Sembra una casa, di antico solo la facciata; ovviamente chiesa chiusa.

Municipio con curiose campane sulla sommità dell’’edificio, un parco e una bella piazza. Bello anche il cammino nel parco fluviale del rio Narla che costituisce anche la prima parte del camino di domani. Come al solito pochissime persone in giro in compenso il tempo volge al sereno con parecchio vento ancora molto fresco.

Cena frugale alla pensione insieme ad una altra pellegrina che deve essere arrivata nel pomeriggio. Non sono riuscito a capire la nazionalità mentre cercava di ordinare con il telefonino. Ho provato a salutarla ma non risponde. Bah: selvaggia!

Oggi poco dopo le 6 sono pronto per la lunga tappa di oggi. Percorsa parte del sentiero fluviale e attraversato il rio mi imbatto nei resti di un castro celtico. Hanno ricostruito il villaggio con le capanne, una torre e una casa dolmen; al buio è sembra veramente vero, ho quasi paura di svegliare qualcuno con la torcia frontale. Di guardi un guerriero e un maiale di pietra.

Ora il percorso segnalato dalle invisibili frecce verdi si inoltra per strade di campo in mezzo ai boschi e campi di mais per poi entrare in un fitto bosco pieno di rovi dove è difficile proseguire.

Si esce, infine, presso una delle almeno due decine di piccoli villaggi di poche case che ho attraversato oggi. Sono in parte abitati e quasi sempre si incontrano diversi cani liberi, anche di grossa taglia, che per fortuna abbaiano solamente.

Ora si procede per le stradine che collegano queste aldea, Orodonez, A Eirexe, Xia, Fonteseca, Coton de Xia, Candaide, ecc. per poi intraprendere per strada di campo la prima dura salita di oggi al monte Caron das Branas entrando in un bellissimo bosco di pini sferzato dal forte vento.

Si scende ora per stradine asfaltate incontrando nei pressi di qualche villaggio le mucche che vengono condotte al pascolo che tranquillamente occupano tutta la strada.

Incontro anche un cagnolino che mi precederà nel cammino per un paio di km. A un certo punto escono 4 cagnacci minacciosi in suo supporto ma mi gironzolano ottorno tranquilli, per fortuna.

Attraverso in salita altre piccole aldee e arrivo nei pressi di un grande allevamento di maiali con mega discarica o cava adiacente.

Subito dopo incrocio il cammino del Norte, già percorso alcuni anni fa, e da lì in pochi km attraversando zone più popolate e boschi dove il cammino sembra una autostrada con tanto di manutenzione e sfalcio, arrivo alla Laguna di Sobrado.

Di origine artificiale, fu costruita tra il 1500 e il 1530 dai monaci che arginavano le acque di alcuni piccoli fiumi per irrigare i prati, alimentare mulini o pescare. Si tratta di uno specchio d’acqua pressoché circolare che occupa una superficie di circa 10 ha, con una profondità media di 1,5 metri e una profondità massima di 4,5 metri. È una buona rappresentazione dell’ecosistema lacustre in cui vivono, tra le altre specie , rane , anatre , libellule , lontre e corvi di mare ovvero i cormorani, ne ho intravisto in immersione e  uno in lontananza.

Subito dopo si arriva a Sobrado de los Monxes famoso per il Monastero di Santa María de Sobrado, già citato in documenti della fine del X secolo , con il nome di San Salvador. Si trova nel centro del paese, circondato da un antico muro di pietra e il suo ingresso principale è nella piazza del paese dove si deve passare attraverso un arco per accedere al monastero. E’ abitato da una trentina di monaci dell’ordine cistercense , che tornarono ad abitare il monastero dopo anni di abbandono nel XIX secolo.

Dall’ultima volta che sono passato è stato completamente pulito e tornato all’antico splendore, hanno speso più di un milione di Euro ma ne è valsa la pena.

Purtroppo, come sempre capita, non è ora di visita ma un vecchio monaco mi mette il timbro sulla credenziale e mi spiega che l’abergue dei pellegrini del monastero, anche esso ristrutturato è chiuso.

Sosta piedi e poi ripartenza per gli ultimi 12 km, parte nei boschi in salita e gran parte su strada asfaltata e oggi per la prima volta rovente. Si passa per Boimil, ufficialmente chiamato San Miguel de Boimil per la sua chiesetta con cimitero annesso (come tutte quelle viste oggi).

Da lì, in breve, a Boimorto la destinazione di oggi, dove sono alloggiato presso il bellissimo albergue della signora Maribel, 5 stelle, dove ho avuto modo di sostare anche nell’’altro cammino proprio pochi giorni dopo l’inaugurazione.

Doccia rapida e poi immersione dei piedi nell’apposita vasca con acqua ghiacciata che sale dal pozzo e sale: rigenerati.

Boimorto, paesotto di 2000 abitanti, pare che il nome Boi si riferisca a rocce, poiché compare in diversi toponimi con quel senso, e morto ha un significato simile e si riferisce a un sito con abbondanti pietre, potrebbe anche derivare dalla voce celtica more, che si riferisce a un luogo sassoso. Del resto nulla da segnalare.

Buona serata.

24 Tappa – Lugo – Fríol

14 luglio 2021
Percorsi 26 km in 4 ore e 40 minuti
Dislivello positivo: 370 mt, negativo: 350 mt.
Al mattino sembrava sereno, poi nuvoloso con qualche sprazzo di sole.

Visita al  Museo Universitario A Domus do Mitreo gestito dall’Università di Santiago de Compostela (USC), anche se in comproprietà con il Comune di Lugo , costruito sul vecchio sito del Pazo de Montenegro e degli edifici annessi, vicino alle mura romane di Lugo. Il Museo si chiama Domus del Mitreo perché quando furono effettuate indagini archeologiche prima della costruzione del nuovo edificio, apparvero i resti di una domus che, durante il Basso Impero Romano, è stata parzialmente ristrutturata per realizzare un tempio privato per il culto del Dio Mitra. Visita guidata con proiezione nei sotterranei dove si possono vedere i resti della domus – assai modesti. Il museo espone poi oggetti ritrovati durante gli scavi. Decisamente modesto rispetto a musei relativi all’epoca romana visitati in terra di Spagna. Di romano, oltre alle mura, c’è ben poco a Lugo.

Visitata anche la cattedrale di cui vi ho parlato dove c’è l’esposizione perenne del Santissimo Sacramento, molti belli i retabli in particolare quella della Madonna dai grandi occhi e la statua di San José qui molto venerato.

Poi giro parziale della muralla romana frequentata da molti runners e altra gente. Si gode una bella vista sulla città vecchia e le guglie della cattedrale. Il percorso è completamente sabbioso per cui rinuncio a completare il giro a causa dei sandali che indosso. Molti degli edifici adiacenti alla parte interna dell mura sono abbandonati e/o in rovina nonché ci sono rovi e erba alta. Andrebbe curata meglio questa parte che da subito all’occhio, magari come a suo tempo è stato fatto per l’esterno con l’esproprio  e demolizione di tutti gli edifici addossati alle mura.

Giro per il centro in cerca di un posto dove cenare, questa volta è andata male, cena cara e indigesta!

Rientro in hotel e visito il resto dei locali comuni con reperti storici di gran valore come potete osservare nelle foto, poi a nanna.

Partenza alle 7, non c’è modo di fare colazione oggi tutti i bar sono ancora chiusi. Si esce velocemente dall città attraversando il ponte sul Rio Mino dove un soldato romano è di guardia da 2000 anni.

Si passa poi per il centro sportivo ubicato sul rio con palestre, piscine e altro per gli sport acquatici già frequentato da atleti mattiniero.

Vedo poco più avanti e primi e ultimi pellegrini del giorno; oggi abbandono il cammino primitivo per affrontare una variante che mi collegherà al cammino del norte per poi affrontare solo l’ultima tappa di nuovo sul cammino francese.

Abbandonata la strada si entra nel lungo pparco fluviale del rio Mera, affluente del Mino. Sono 10 km fantastici in un bosco meraviglioso con il sentiero che segue il rio in parte attrezzato con passaggi e scale in legno. Il rio inizialmente è placido e silenzioso per poi diventare tumultuoso e assordante con le sue cascate e salti in prossimità dei mulini per poi tornare di nuovo tranquillo. Peccato non ci sia il sole perché avrebbe dato quella parte di colore di cui ho sentito la mancanza.

Poi si esce dal bosco e per un breve tratto di strada si passa davanti a ville di villeggiatura dei lucensi tutte con recinzioni alte per non permettere la vista dell’interno.

Poi di nuovo per camino real, ovvero antica via di transumanza, da poco risistemata quasi tutta all’interno di boschi di castagno, quercia, pino e eucalipto con qualche pascolo e poche mucche, attraversando alcuni piccoli borghi rurali in parte abbandonati senza alcun servizio si arriva nei pressi di Fríol.

Passata la zona industriale (?), vedo solo qualche segheria, si scende al paesotto dove ho riservato un alloggio nell’’unica pensione esistente. La peggior sistemazione di questo cammino; sarebbe il caso di fare una manutenzione almeno ogni 50 anni. In compenso il ristorante è ottimo e frequentatissimo: si mangia un primo, un secondo con contorno, dolce, vino, caffè e grappa per soli 10 Euro. Mi prendo una Caldo Galiego e un filettino di maiale al costo di un panino!

A Fríol, quasi 4000 abitanti, ci sono ancora vestigia megalitiche e castreño , le più antiche che questo municipio conserva. Questa terra fu occupata anche da Romani e Visigoti.

L’edificio più noto è la fortezza di San Paio de Narla, di origine sconosciuta e ricostruita nel XVI secolo.

Ora vado a fare un giretto.

Buona serata.

23 Tappa – O Cadavo – Lugo

13 luglio 2021
Percorsi 30 km in 5 ore e 15 minuti
Dislivello positivo: 540 mt, negativo: 777 mt.
Al mattino nebbia e pioggia leggera, poi nuvoloso con foschie e qualche sprazzo di sole.

Passeggiata per il paesino non c’è proprio nulla da vedere! Due bar da incubo e nessuna anima viva in giro. Nel frattempo ritornano i nuvoloni neri e un forte vento freddo che mi inducono ad entrare in un bar e bere qualcosa di caldo. Bar stile anni 60 con un paio di avventori, dopo 10 minuti compare finalmente il barista e riesco ad ordinare. Esco di nuovo per tornare all’albergue e oltre ai due bar ci sono anche due “Tanatorios” ovvero due celle mortuarie di cui una affollata: deve essere morto qualcuno, mezzo paese è li fuori. Tiro innanzi che è meglio.

Vado a cena dalla abuela (nonna) anche qui sono solo e mestamente mangio una abbondante insalata e un piatto di carne stufata; quattro chiacchiere con la nonna ed è meglio andare a dormire.

Stamattina scendo alle 7 e sono quasi tutti già partiti, che fretta sono solo 30 km. Fuori purtroppo pioviggina per cui devo attrezzarsi. Tiempo de Galicia!

Parto in mezzo alla nebbia e alla pioggerella che per fortuna dura solo un paio di km, giusto il tempo di fare l’unica dura salita di oggi.

Poi per boschi su stupendo e largo sentiero arrivo al bivio della variante più lunga che ovviamente seguo. Mi porterà alla Chiesa di Santa María de Vilabade , conosciuta anche come la Cattedrale di Castroverde, La chiesa, in stile gotico , fu fatta costruire da Fernando de Castro , della Casa dei Conti di Lemos , nel 1457. Annessa al tempio per la sua La parte meridionale avrebbe anche costruito un monastero francescano di cui non sono stati conservati resti. La facciata della chiesa è preceduta da un portico rinascimentale con cinque archi e un frontone triangolare, fatto costruire da Diego Osorio Escobar y Llamas, Arcivescovo di Puebla de México, Vicerrey e Capitano Generale di quel paese. Ovviamente chiusa.

Seguo ora la strada asfaltata passando belle casette sempre con fiori esposti e ben curati ed in breve arrivo a Castroverde, unico punto di sosta di oggi. Faccio colazione dopo 8 km così poi vado fino in fondo.

Castroverde, meno di 2000 anime ma con la chiesa aperta dove entro per il timbro e ammirare la statua di Santiago Matamoros, una della Madonna molto antica ed un retablo con San Rocco Pellegrino e San Isidro Labrador con i suoi buoi e l’aratro.

Riprendo il cammino per bellissimi boschi di querce e castagni anche secolari con squarci sui campi di granoturco e/o pascoli. Di tanto in tanto qualche gruppo di case abitante con stalle, mucche e pecore al pascolo. In un pollaio trovo solo un gruppo di galli insieme ad una pecora e una oca; poveretti non ganno nemmeno una gallina.

Sempre per questi luoghi rurali e sempreverdi giungo nei pressi di Lugo. La città sorge sul un lungo colle e si vedono solo palazzi e palazzi, la città vecchia con le sue mura è nascosta. Scendo fino al Rio Mino per poi risalire fino alle mura romane ed entrare in città. Attraverso tutto il centro fino alla mia sistemazione: un palazzo del 1765 vicino alle mura romane e alla porta Mina. Hotel fantastico in pratica è un museo.

Lugo è una città di quasi 100000 abitanti, capoluogo dell’’omonima provincia.

La città fu fondata dai romani tra il 26 e il 12 a.C. in onore di Augusto; da qui il nome originale di Lucus Augusti. Il Ducato di Lugo è in capo a sua altezza reale l’infanta Elena di Spagna, duchessa di Lugo.

Inizialmente era un accampamento militare e poi si trasformò in una delle tre capitali amministrative della Gallaecia, la provincia romana che occupava il nord-ovest della penisola iberica (le altre due erano Braga e Astorga). Fondata con il nome di Lucus Augusti, dalla parola latina lucus, luci che significa “bosco sacro” (secondo interpretazioni recenti “il bosco parzialmente illuminato ove si compivano i sacrifici”). Secondo altri studiosi il toponimo di Lugo potrebbe derivare dal nome di una divinità celtica, lugh (“figlio del Sole”), che richiamerebbe tuttavia lo stesso significato della parola latina lux, lucis (“luce”), dalla comune radice protoindoeuropea leuk (“luminosità”).

Tra la fine del III e l’inizio del IV secolo d.c. furono costruite le mura che circondano tuttora il centro della città. Le mura, ancora completamente integre, sono inserite dal 2000 nella lista dei Patrimoni dell’umanità dell’UNESCO.

Secondo alcuni autori dopo l’epoca romana Lugo rimase praticamente deserta e durante l’Alto Medioevo sarebbe stata occupata solo dal clero. Nel 1129 iniziò la costruzione della cattedrale romanica, progettata da Raimondo di Monforte e dedicata a Santa Maria detta “degli occhi grandi”. La pala d’altare rinascimentale si ruppe durante il terremoto di Lisbona del 1755 e venne divisa in vari frammenti, di cui i due maggiori vennero posti alle due estremità della navata.

Durante il Basso Medioevo Lugo fu un centro di pellegrinaggio, contando la cattedrale su di uno speciale privilegio che conserva ancora: quello di esporre al pubblico un’ostia consacrata per tutte le ventiquattro ore del giorno (il calice con l’ostia nello stemma della città simboleggia proprio questo).

In pratica è l’unica città romana ad avere tutta la cinta muraria di quell’epoca ancora integra. Ora me ne andrò a visitare la cattedrale e poi a fare il giro delle mura che spero di ripetere anche domai mattina all’’alba con l’illuminazione accesa.

Ciao ciao.