13a Tappa – Ribadesella – Colunga – Villaviciosa

Percorsi 37 km con 700 mt di dislivello positivo
6 ore e 45 minuti di cammino
Incontrati almeno 20 pellegrini màs o menos

Temporale passato, per fortuna, cena in una sidreria con dimostrazione di come deve essere versata la sidra “Escanciar” , pronunciato escansiàr, è l’atto di servire, versare una bevanda dalla bottiglia a un bicchiere. È una parola di origine visigota, sotto il cui regno esisteva un funzionario di palazzo incaricato di dirigere gli escanciadores reali, chiamato in latino: comes scansiorum. Attualmente, si riferisce al gesto di mescere il sidro naturale unicamente e non il sidro spumoso.

Buona cena leggera e bottiglia di Sidra spazzolata, batterie ricaricate ora non resta che dormire.

La giornata si presenta bella anche se con un po’ di foschia, attraverso tutta la lunga spiaggia di Ribadesella e poi via in salita in mezzo ai boschi fino a San Pedro de Leces, dove incontro e supero diversi pellegrini provenienti dall’albergue.
Poi in discesa fino alle spiagge di Vega e Berbes, ovviamente nessun bar aperto.

Continuo sul litorale per i soliti saliscendi su sentiero fino a giungere in vista di La Espana con una bella spiaggia, poi su strada fino a La Isla dove non trovo bar, anche se previsti, ma solo un negozio di alimentari aperto. Mi fermo e faccio colazione con frutta e un buon panino con il salame. Siamo quasi a metà!

Di nuovo per strada fino a paesotto di Colunga, dove trovo parecchi pellegrini in sosta, non mi fermo perché dalla guida dovrei trovare un rifornimento a circa 6 km dall’arrivo, recupero comunque un po’ di acqua che mi sarà preziosa poi.

Adesso cominciano le salite, ti pareva, metto la ridotta e passo salutando in gruppo di pellegrini, ci salutiamo allegramente.

Passo diversi gruppi di case rurali sparse, in uno di questi osservo una serie di murales che fotografo e pubblico sul blog.
Altra particolarità di questi posti sono gli hórreos, granai, che diversamente da quelli della Galizia che sono in pietra e a pianta rettangolare quelli asturiani sono quadrati e tutti in legno, solo le colonne di appoggio in pietra sono simili.
Per
Ultima dura salita ed in cima trovo una signora che stende i panni alla quale chiedo un po’ di acqua, prontamente soddisfatto: grazie è stata fondamentale.

Oggi le temperature sono notevolmente alzate, decisamente oltre 30 gradi è dura dopo i 30 km di cammino.

Nel paesino di Sebrayo dovrei trovare ristoro, passo l’albergue ma poi il paesino non esiste, quindi niente bar.

Mancano ancora 6 km, sarà dura, ma come sempre ci pensa il cammino, nei pressi di una abitazione trovo un portico / ristoro per pellegrini, acqua fresca ed un sacco di iscrizioni sulle pareti, ne aggiungo una anch’io; sono salvo.

Arrivo a Villaviciosa e la prima cosa che vedo é una grande sidreria, siamo nella capitale del sido, infatti questa vallata è piena di meli da sidro.

Sistemato al solito bene nel centro del paese recupero subito un po’ di sali con un paio di birre freschissime e per il pranzo ormai rimando tutto alla cena.

Villaviciosa è un comune di 15.000 abitanti, l’economia locale si basa sull’agricoltura, sul turismo, sui servizi e sull’industria alimentare. L’agricoltura si occupa principalmente della frutticoltura (in particolare delle mele) e dell’allevamento del bestiame soprattutto bovino, ma anche equino e suino. Villaviciosa si colloca infatti fra i principali comuni di Spagna produttori di mele, carne bovina e latte, pur esistendo, sia pure di minore rilevanza, anche la pastorizia ovina e caprina. La sua industria è rivolta alla produzione alimentare, in primo luogo alla produzione della sidra (il sidro di mele) di cui è indubbiamente la capitale risalendo già all’XI secolo la produzione locale di questo vino ottenuto dalla fermentazione del mosto di mele.

Il sido asturiano (sidra natural) ha una carica di anidride carbonica allo stato potenziale, pronta a “esplodere” con una particolare operazione di mescita che ha del folcloristico. Gli asturiani dicono “descanciar” quando con una mano tengono il bicchiere in basso e con l’altra, tenuta ben alta sopra la testa, fanno cadere il liquido in un bicchiere (vaso) dalla forma larga. In questo modo l’urto che si crea tra il liquido e il bicchiere risveglia l’anidride carbonica: il sidro riconquista freschezza, aromi e profumi, ma va bevuto in fretta prima che torni “fermo”. E’ uno stile di consumo molto radiacato ma praticamente impossibile da esportare, perché legato a una ritualità precisa e perché si sporca tutto il pavimento. Il sidro asturiano, una vera bevanda sociale, si consuma quindi nelle sidrerie, nelle piazze e nei luoghi pubblici.