3a Tappa – Azanbuja – Santarém

5 giugno 2018

Percorsi: 33 km in 6 ore e 5 minuti

Dislivello positivo: 150 mt

Incontrati 2 pellegrini che vanno a Fatima

Visitata la chiesa settecentesca di Azanbuja, molto particolare in quanto tutte le pareti sono rivestite con piastrelle decorate.

Nella piazza antistante si trova un “Pelourinho” ovvero una berlina o gogna dove si amministrava la giustizia , in stile manuelino, risalente al ‘500 molto simile alle varie colonna giurisdizionali (Rollo jurisdiccional in spagnolo) trovate in molte piazze nei precedenti cammini.

Cena modesta al bar “Totila” con un trancio di pesce persico del Tejo, il barista mi ha raccontato delle feste dei tori, della persona morta infilzata gli scorsi giorni e mi ha anche fatto vedere un ferita che aveva rimediato da giovane giocando con un toro alla feria. https://m.youtube.com/watch?v=Z06E2SygK5E

Mentre sto per uscire mi giro e mi ritrovo la ragazza che credevo portoghese ma che in realtà è australiana: Kate assieme a un ragazzo israeliano: Aviv che parla bene l’italiano avendo studiato a Milano.

Mi siedo con loro e passiamo insieme una piacevole oretta conversando, accompagnata anche da qualche Gigia di troppo….

Alla faccia dei cammini solitari.

Stamattina sveglia puntuale, con la testa e la gambe pesanti, ma si parte comunque in perfetto orario.

Quattro rampe di scale per passare la linea ferroviaria e poi via finalmente per strade sterrate in mezzo ai campi costeggiando i canali di irrigazione, la giornata è finalmente serena, l’aria é fresca è un piacere camminare in mezzo alla natura!

Comincio poi a costeggiare interminabili campi di pomodoro appena piantati o in fase di impianto. Le file sono perfettamente ordinate, gli impianti di irrigazione con manichette pronti.

Incominciano poi a passare furgoni e trattori con gli operai che vanno al lavoro nei campi; saranno quasi 30 km di campi di pomodori interrotti da qualche campo di peperoni, verze e sul finire da diverse vigne.

Costeggio sempre l’argine del Tejo con i suoi canneti e la splendida fioritura di margherite e papaveri fino a passare le piccole località rurali di Reguengo, Valada, e Porto De Muge. Fatta una frugale colazione a primo bar che incontro dopo 13 km e bevuto qualcosa al 18 km mi avvio per il lungo tratto finale privo di ristori ma, dopo la faticosa partenza di oggi, mi sento più in forma.

Incontro oggi i primi nidi con le cicogne, saranno gli unici per il momento, incontro anche gli unici 2 pellegrini del giorno, portoghesi che vanno a Fatima.

Giornata splendida che si conclude con 2 km di salita verso Santarém ubicato sopra un colle, visibile già da oltre 12 km.

Arrivo e perfetta sistemazione in centro e poi le solite attività giornaliere, della serata vi racconterò.

Santarém è un comune portoghese di 63.563 abitanti.

È il principale centro della antica regione del Ribatejo (Riva del Tago), posta parte in piano e parte su una collina a destra del fiume, polo economico e commerciale al centro di una zona importante per l’agricoltura e l’allevamento.

Fu colonia romana, fondata probabilmente da Giulio Cesare, con il nome di Praesidium Iulium. Fu capoluogo di uno dei tre conventi della Lusitania romana. La denominazione attuale le fu data dai Visigoti che la chiamarono Santa Irmé, cioè Santa Irene. Conquistata dagli Arabi, rimase in loro potere fino al 1147 allorché fu presa dal primo re del Portogallo dom Alfonso I Henriques.

Curiosità:

Vi morì il grande navigatore Pedro Álvares Cabral che nell’anno 1500 scoprì il Brasile.

A Santarém, principale centro dell’antica regione portoghese del Ribatejo (Riva del Tago), il 16 febbraio 1247 – ma per alcune fonti l’anno sarebbe il 1266 – una donna, gelosa a causa dell’infedeltà del marito, su consiglio di una fattucchiera, che voleva prepararle un filtro d’amore, rubò in chiesa un’ostia consacrata, nascondendola in un velo.
Mentre ritornava a casa, la particola avrebbe cominciato a sanguinare e la donna, spaventata, la nascose in un cassetto, dove il sanguinamento sarebbe proseguito, accompagnato dall’emissione di luce. La coppia informò il parroco che, con una solenne processione, riportò nella chiesa di santo Stefano l’ostia trafugata, che avrebbe continuato a sanguinare per tre giorni.
La particola è tuttora conservata a Santarém, in un prezioso reliquiario del 1782, nella chiesa di santo Stefano, chiamata anche “Santuario del Santissimo Miracolo”. Nel corso dei secoli l’ostia avrebbe a più riprese stillato sangue, e vi si sarebbero osservate immagini di Gesù. Tra i visitatori illustri si annovera anche san Francesco Saverio. Tutti gli anni, nella seconda domenica di aprile, la reliquia viene portata in processione alla chiesa di santo Stefano, partendo dalla casa degli sposi, trasformata in cappella nel 1684.