24a Tappa Ourense – Cea – Cotelas

01 luglio 2023
Percorsi 23 Km con 700 mt. di dislivello positivo

Visita alla Cattedrale di Orense, spettacolare come potete vedere dalle foto. Quindi, tra l’aktro, non hanno il Portico della Gloria come a Santiago ma quello del Paradiso che è veramente una meraviglia. Tra l’altro fanno lo sconto ai pellegrini con tanto di audioguida.

La Catedral de San Martín risale alla seconda metà del XII secolo e inizio del XIII, e venne eretta sui resti di un precedente tempio svevo. In questo edificio si mischiano vari stili (romanico, gotico, rinascimentale, barocco e neoclassico), anche se la struttura è romanica, di transizione, con influenze cistercensi e compostelane. Ha la pianta a croce latina e il fondo con tre absidi, delle quali ne rimane soltanto una, dal 1887 è basilica.
All’interno spicca l’imponente Portico del Paradiso (Pórtico del Paraíso), che da l’impressione, una volta oltrepassato, di entrare nel Regno dei Cieli.
Pur non giungendo integro ai nostri giorni, lega le profezie dell’Antico Testamento con la Buona Novella del Nuovo, Profeti e Apostoli e nella figura centrale di Gesù Cristo, che verrà di nuovo a giudicare i vivi ei morti. Apocalisse: paradiso, dannazione, angeli che suonano le trombe e tanti altri strumenti ed evocano le paure della società dopo l’anno 1000.
Costruito 100 anni dopo con chiara influenza del Pórtico della Gloria di Compostela senza il genio espressivo del maestro Mateo.
Degne di nota la Cappella maggiore dove spicca la magnifica pala d’altare eseguita dal maestro Cornelis de Holanda nel corso del XVI secolo commissionata dal tutto il Vescovo italiano Orlando Carretto della Rovere ed infine la Cappella del Santo Cristo crocifisso la cui testa ha capelli, barba e baffi naturali.  Questo, sommato al dettaglio del suo corpo maltrattato, ha accresciuto la devozione all’immagine fin dall’antichità. La leggenda narra che il Santo Cristo sia stato ritrovato nel XIV secolo da alcuni marinai a Finisterre, vero o no, l’immagine alta due metri è circondata da una spettacolare cappella: uno straordinario esempio del miglior barocco spagnolo.

Cena a base ovviamente di Pulpo a feria, non poteva essere altro in quanto Ourense ne è la capitale, in uno dei tanti piccoli locali che si trovano nelle viuzze medioevali nei pressi della Cattedrale.

Stamattina partenza alle 7, la tappa è breve anche se un poco dura. Oggi bar aperti e quindi colazione veloce e poi via.

Si esce dalla città di 100.000 abitanti attraversando il Ponte Romano più volte ristrutturato, la stazione ferroviaria e tutta la lunga periferia nord poco trafficata in quanto oggi è sabato.

Poi passato sotto l’alto cavalcavia della ferrovia Ave inizia la dura salita di Canedo, quasi 300 mt di dislivello in poco di un km e mezzo. Sudo anche l’anima ma in cima c’è una fontana che mi aspetta peccato che l’acqua sia calda.

Da qui inizia un bellissimo percorso in mezzo a boschi galiziani passando per una infinità di piccoli gruppi di case (aldee) e piccoli borghi tutti ben curati. All’ombra è un piacere camminare i boschi sono fantastici querce, pini castagni e qualche piccola vigna. Nelle aldee sono frequenti gli orti e qualche campo di granoturco. In una in particolare c’è un piccolo rifugio/ristoro per il pellegrino che purtroppo è chiuso. Lo seguiva Cesar un pensionato che offriva la colazione ai pellegrini di passaggio e come contropartita chiedeva solo di parlare un poco con loro. Io lo ho conosciuto nel 2014/15 e speravo di ritrovarlo ma ho preso informazioni e mi hanno detto che il covid lo ha quasi ucciso ed ora non è più un grado di seguire il suo Rincon de la Ragna, peccato ormai era una delle icone di questo cammino.

Proseguo sempre per boschi, qualche pezzo di strada nei paesini, incontro vecchietti locali che sempre salutano e qualche ciclista. Perfino le farfalle si lasciano fotografare oggi.

Piano piano arrivo a Cea famosa per il suo pane che viene prodotto ovviamente con farina di frumento, acqua, sale e lievito madre.  Sia i tempi di fermentazione che di cottura sono piuttosto lunghi.  Il pane viene cotto in forni a legna a fuoco basso.  Le prime notizie documentate in cui viene citata la tradizione panificatrice di Cea risalgono al XIII secolo. In Galizia, il pane di Cea appartiene alla famiglia dei cosiddetti “pani di campagna” (tecnicamente, pane alla fiamma), caratterizzati da una crosta spessa e soda, una mollica densa e spugnosa, un sapore intenso e umido e dal rimanere tenero per parecchi giorni. Questo tipo di pane, tipico del quadrante nord-occidentale della Penisola, contrasta con il pane bianco che prevale nel resto della Spagna, dal 4 febbraio 2005, “Pan de Cea” è un’Indicazione Geografica Protetta, ogni prima domenica di luglio si tiene la Festa dell’Esaltazione del Pan de Cea ed infatti oggi fervono i preparativi sia nella piazza del paese che nel parco in periferia.

Mi fermo per un timbro sulla credenziale e poi procedo verso Cotelas, piccola frazione di Pinor, dove c’è un piccolo bar con alcune abitazione. Purtroppo il bar non è gestito da Aurora e Antonio che ben conosco ma da altre persone che non mi faranno morire di fame. Antonio gestisce ancora le casette che affitta e/o concede ai pellegrini. Mi riconosce e anche lui mi abbraccia dopo tanti anni e mi da la migliore camera disponibile, ci vedremo prima di cena per un apertivo.

Mangio dei buoni affettati di qui accompagnati ovviamente dal Pan de Cea e poi la solita routine del pellegrino.

A domani, mancano circa 80 km a Santiago.