23a Tappa: Salamanca – El Cubo de la Tierra del Vino

Km. 36 – 6,55 ore di cammino.
1 Pellegrina incontrata – 3 in albergue
A Santiago mancano Km. 440 circa.

Ho girato tutta Salamanca alla ricerca di un paio di plantari per gli scarponi, uno si era completamente logorato perché difettoso e cominciava a dare dei problemi, alla fine li ho trovati in un negozio di zapatero (calzolaio) in Plaza Mayor, speriamo bene.

Sempre in piazza ho incontrato i due pellegrini di questa mattina i quali concludono il cammino qui a Salamanca per riprenderlo il prossimo anno, sembra impossibile ma ci si ritrova sempre anche in una grande piazza gremita di persone.

Fatto il giro turistico; per me è stato più duro di una tappa!Sopratutto perché, dopo giorni di solitudine e di sosta in piccoli paesini, vedere tutte queste persone e questa confusione mi fa girare la testa.

Cena veloce e subito in pensione a vedere la partita del mundial, ciao ciao Inghilterra, speriamo non tocchi domani anche all’Italia.

Tento di dormire ma in strada fanno un baccano infernale che dura fino alle tre, notte praticamente in bianco, non vedo l’ora di partire.

Alle 6 via, nelle viuzze del centro ed in piazza, ci sono ancora un sacco di nottambuli che spero, vadano a dormire mentre sono già all’opera gli spazzini.

Uscita abbastanza rapida da Salamanca per una serie di viali ancora senza traffico fino a raggiungere lo stadio Helmantico dove gioca la Unión Deportiva Salamanca, società fallita lo scorso campionato.

Da lì si lascia la statale N630 per imboccare una stradina di campi che mi porterà fino al paesino di Aldeaseca de la Almuna per poi proseguire sempre in mezzo a campi di frumento e di girasole (non fiorito) fino a Castellanos de Villiquera altro piccolo paesino dove stanno costruendo un centro sportivo in mezzo ai campi ( chissà per chi?).

Si prosegue poi verso un centro più grosso: Calzada de Valdunciel dove mi fermo per una veloce colazione.

Leggendo le guide che ho a disposizione che consigliano di percorrere la N630 fino a destinazione per evitare tutte le deviazioni mal segnalate creatisi durante la costruzione dell’autostrada; opto per questa soluzione anche se saranno oltre 18 km di solo asfalto.

Dopo un paio di km mi sento chiamare, è Veronica la messicana che sopraggiunge in bicicletta, sosta per un saluto ed un arrivederci nel cammino Sanabrese. Se non avessi preso la strada….

Tre ore abbondanti di camminata monotona sull’asfalto che sta diventando rovente, con l’autostrada da un lato e campi dall’altro, fortuna che non c’è molto traffico, incontrando di tanto in tanto frecce gialle che mandano a destra, mi sa che ho fatto bene ad andare sempre dritto.

Anche la N630 ha i miliari ogni 10 km (vedi foto) ma non credo durino duemila anni!

Poca prima di un’ampia curva il paesaggio diventa più gradevole, con qualche laghetto paludoso e qualche boschetto di querce, poi cambio di provincia: si entra in quella di Zamora.

Infine la statale scavalca l’autostrada e in lontananza si vede il Cubo, in realtà più che il Cubo si vedono i silos cilindrici di un impianto di betonaggio.

Raggiunta la destinazione e trovato il piccolo albergue FM ubicato in mezzo a una serie di casette diroccate ma che internamente è pulito e ben tenuto; vengo accolto dagli ospitaleri che sono seduti a un tavolo con altri tre pellegrini, mi offrono subito acqua, vino e un piccolo spuntino: ottima impressione!

Sistemato nell’unica camerata disponibile siamo solo in 4 ma le altre sono prenotate da pellegrini di una parrocchia di Siviglia che arriveranno stanotte per fare solo la tappa da qui a Zamora (alcuni in macchina per trenta kilometri a piedi: sono matti).

Panino veloce, doccia e poi tento di fare un riposino ma un pellegrino spagnolo sta già facendo un concerto da tenore “roncador” per cui mi metto a scrivere queste righe perché è impossibile riposare; per stanotte speriamo ben (se mi arrabbio farò il soprano).

L’origine del nome di questo paese “El Cubo de la Tierra del Vino” deriva dal fatto che in tempi remoti esisteva una fortezza a forma di Cubo ora scomparsa; per quando riguarda il vino questa zona è ancora chiamata Tierra del Vino, prima era completamente vitata e dava ottimi vini, ma a seguito dell’epidemia causata dalla filossera della fine’800 (è stata, una delle calamità naturali più gravi dell’agricoltura, si tratta di un parassita micidiale) tutti i vigneti sono andati completamente distrutti così come è morta l’attività economica ad essi collegata.

Questa sera cena in albergue con menù speciale preparato dalla signora, vi dirò.

Oggi le foto non sono delle migliori, però questo passa il convento.

Ciao ciao.

“L’unico modo per farti un amico è essere un amico.”
Ralph Waldo Emerson.

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