17a Tappa – Monterosi – Campagnano – Formello – La Storta (Roma)

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Percorsi 38 km con 700 mt di dislivello positivo
7 ore e 15 minuti di cammino
Incontrati una 15 di pellegrini all’arrivo partiti da Campagnano.

Inizio con una brutta notizia: ieri Danilo è dovuto tornare a casa perché la tendinite che lo affliggeva da giorni non gli ha permesso più di camminare: peccato era ad un passo dalla meta.

Ieri ho fatto un giro per il paese di Monterosi e nel panificio dove avevano il timbro ho scoperto che la signora è di madre friulana, di Maiano, e che quando passava le vacanze dai nonni veniva spesso a mangiare il Gelato a Spilimbergo al Griz.
Mi ha offerto anche due tranci di ottima pizza su base schiacciata e mi ha chiesto notizie del Friuli.

Ho trovato poi il bar dei combattenti e reduci di guerra dove mi sono bevuto un buon bicchiere di Falanghina spillato direttamente da una botte di 100 litri al modico prezzo di 70 centesimi!

Ho completato il giro del paese dove stavano smantellando gli allestimenti della festa medievale conclusasi lunedì.
Trovato l’unico ristorante aperto con degli ottimi bigheri fatti in casa ai funghi e una buona porzione di pollo alla romanesca: eccellente!

Buona dormita e alle 5.30 sono in strada pronto per l’ultimo tappone. Potrei accorciando seguendo la Cassia ma è troppo rischioso per cui seguo la via lunga per campi e boschi fino ad incrociare un tratto di basolato dell’antica via Amerina.
La via Amerina fu un’importante via di collegamento in epoca romana e nel medioevo, collegava Roma ai principali centri dell’Umbria. Il nome era dato dalla prima città umbra che raggiungeva, Ameria.

Si entra ne parco della Valle del Treja dove ci sono le cascate del monte gelato, ma comportano una deviazione, per cui procedo per un po’ con un gregge di pecore e poi arrivo a in breve a Campagnano di Roma con rapidissima salita al borgo vecchio e fatiscente. Cerco il timbro ma la chiesa è chiusa, la polizia municipale assente e chiedendo mi mandano al centro parrocchiale 1 km fuori dal paese. Sono fortunato a trovarlo e trovare anche l’aiutante del parroco che mi combina velocemente.

Ripartenza verso Formello e inizio del tratto durissimo di salite e discese con pendenze anche fino al 20%, fino ad arrivare al Santuario della Madonna del Sorbolo che visito e dopo trovo anche l’acqua.

C’è una leggenda all’origine del Santuario di Santa Maria del Sorbo. Si racconta, infatti, che un giovane di Formello, che conduceva i propri maiali a pascolare nella Valle del Sorbo, un giorno si accorse che una delle scrofe si era allontanata spontaneamente dalla mandria, per tornarvi qualche ora più tardi.
Questo fatto curioso si ripetè nei giorni successivi, finché il ragazzo non decise di seguire l’animale. Vide così la scrofa salire sul colle, rifugiarsi sotto un albero di sorbo, accucciarsi sulle zampe posteriori e sollevare quelle anteriori come se fosse in preghiera, tenendo intanto fisso lo sguardo sulle fronde dell’albero, dove era nascosta un’icona raffigurante la Madonna con il Bambino.
A questo punto la Madonna parlò al giovane e gli disse di correre a Formello per avvertire i compaesani dell’apparizione; se fossero stati increduli, lei li avrebbe convinti con un miracolo. Così avvenne, e mentre nessuno credeva al ragazzo, egli infilò il braccio mutilo in tasca, e lo tirò fuori completo della mano.
Finalmente convinti, i formellesi eseguirono le indicazioni della Vergine: edificare un santuario sul luogo dell’apparizione, che custodisse l’albero del sorbo e l’icona che aveva parlato al giovane porcaio e che diventasse un luogo di pellegrinaggio.
Secondo la storia, invece, le cose andarono un po’ diversamente: qui nel X secolo sorgeva un castello, che racchiudeva nelle sue mura una cappella dedicata alla Madonna. Nel 1427 il cardinale Giordano Orsini, appartenente alla famiglia nobile divenuta signora di queste terre, ne concesse i resti all’Ordine dei Carmelitani e permise loro di edificare un convento, con la chiesa – da costruire sul luogo dell’antica cappella – dedicata alla Vergine.
È questa la chiesa che ancora accoglie i fedeli, e sul cui altare si trova l’icona della Vergine con il Bambino, quella, che secondo la leggenda, aveva parlato al giovane guardiano di maiali. Gli edifici che le sorgono intorno sono quanto rimane dell’antico convento.

Dr In breve e sempre in salita arrivata Formello dove, visitata la chiesa mi fermo in piazza a mangiare un panino per poi ripartire per l’ultima tratta.
Curiosità di Formello : Nelle giornate attorno al 10 agosto, festività del patrono San Lorenzo, vengono organizzate manifestazioni che contemplano lo sparo augurale di bombe, una processione rituale il giorno 9 agosto, Corsa dei Purosangue e Gimkana a cavallo, giochi pirotecnici a conclusione dei festeggiamenti il giorno 11 agosto.

Entro quindi nel parco del Vero, il suo territorio forma un triangolo delimitato dalla via Flaminia ad est, la via Cassia ad ovest e la provinciale Campagnanese a nord. Il territorio interessa il cosiddetto Agro Veientano, dominato dalla città etrusca di Veio e caratterizzato da interessanti elementi storici, naturalistici e paesaggistici e soprattutto un po’ di ombra!

Arrivato al centro sportivo del Lazio Calcio c’è una segnalazione che permette di accorciare la tappa di qualche km, la seguo e sotto il sole cocente e per asfalto procedo rapidamente.

Nei pressi di La Storta passo davanti a una serie di tombe etrusche scavate nel tufo.

Conclusione della tappa come al solito in salita e nel caos della città di Roma di cuia storta da parte, traffico caotico e rumoroso, rifiuti accatastati dappertutto, un incubo.

Trovo un hotel sulla Cassia e non vi penso due volte a fermarci, voglio riposarmi e curarmi bene per l’ultima e finalmente corta tappa di domani.

Curiosità su La Storta:
La Storta è la cinquantunesima zona di Roma nell’Agro Romano, indicata con Z. LI. Il toponimo indica anche una frazione di Roma Capitale e la zona urbanistica 20H del Municipio Roma XV (ex Municipio Roma XX)..
L’origine del nome di La Storta sembra provenire da una antica stazione di posta situata su una curva della via Cassia.
Tra gli avvenimenti storici che si narrano vi è l’apparizione di Gesù a Sant’Ignazio di Loyola, fondatore della Compagnia di Gesù, che era in viaggio lungo la via Cassia per recarsi a Roma ed essere ricevuto dal Papa. Il luogo dell’apparizione è ricordato ancora oggi con la presenza di una cappella in piazza della Visione; in prossimità di questa, sorgevano i locali dell’antica stazione di Posta, per il cambio dei cavalli (la prima sosta uscendo da Roma e l’ultima per chi vi giungeva). L’avvenimento viene ricordato nella seconda domenica di novembre con la “FESTA DELLA VISIONE”.
Il 4 giugno del 1944 i nazisti in fuga da Roma, che in quei giorni veniva liberata, compirono un eccidio di 14 prigionieri.
La zona ospita la sede del vescovo e la cattedrale della sede suburbicaria di Porto-Santa Rufina, diocesi che si estende tra il Grande Raccordo Anulare ed il Mar Tirreno

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