25a Tappa – Villafranca del Bierzo – O Cebreiro

Percorsi 28 km in 5 ore e 15 minuti
Dislivello positivo: 970 mt.
Incontrati solo alcuni pellegrini sul cammino.
Giornata nuvolosa con nebbia all’arrivo. Sole nel pomeriggio, molto freddo (10 gradi) alla partenza.

Nella piazza di Villafranca ritrovo 2 compagni di questi giorni: Riccardo di Novara e Robert l’olandese.
Fa freddo e ci ritiriamo in un bar per l’aperitivo poi cerchiamo il ristorante che mi avevano consigliato all”hostal.
Bel ambiente anche se molto disordinato, una scelta di vini che dire eccellente è poco, tutti i migliori spagnoli, champagne e anche dei vini toscani di alto pregio.
Volevamo degustare la specialità del Bierzo: il botillo che è un prodotto a base di carne realizzato con diverse carni del maiale, condite e farcite nel cieco (la prima porzione dell’intestino crasso) del maiale che viene poi affumicato e semistagionato. Poi deve essere lessato per circa 2 ore. Ma non ne hanno di pronti, i tempi di cottura sono lunghi come detto per cui dobbiamo optare per altro dal menu.

Cena comunque buona, vini del Bierzo altrettanto ma un servizio veremante pietoso e maleducato.

Curiosità sul Botillo: Il termine deriva dal latino ” Botellus ” diminutivo di ” botulus ” che significa salsiccia. I riferimenti sono noti fin dall’antichità, e in alcuni trattati culinari romani se ne parla, anche se, ovviamente, senza l’aggiunta di paprika, poiché questo è stato aggiunto dopo che il pepe è stato scoperto in America e coltivato nel Bierzo.

Stamattina freddo cane, solo 10 gradi, ma parto comuqnue in tenuta Andalusia: solo maglietta.

Il primo lungo tratto è su una pista asfatata un tempo verniciata di giallo separata dalla statale da un alto cordolo, ideale da percorrere al buio incrociando più volte l’autostrada che corre anche sostenuta da altissimi viadotti. Con una deviazione si entra nel piccolo paese di Pereje per poi rientare di nuovo nella pista e raggiungere Trabadelo, paese più grande con molti albergue e bar tutti chiusi. Questi piccoli borghi hanno tutti chiese simili e qualche casa particolare con addobbi floreali.

Di nuovo per la statale, passando per un”area di servizio con un mega hotel 3 stelle si arriva alla Portela di Valcarce, tutto chiuso anche qui, poi si imbocca una variante meno trafficata della statale e si giunge a Ambasmestas dove riesco a fare colazione ma al costo doppio di ieri per le solite semplici cose: bah!!!
Da li a Vega di Valcarce, Ruteilan e infine si abbandona la statale a Las Herrerìas, lungo paesino con le case solo su un lato del Rio Valvarce dove c’è anche un maneggio che affitta cavalli per la salita a O Cerbreiro

Il tempo sembra peggiorare, scende la nebbia dai monti, e quindi copro almeno lo zaino. E’ un peccato non ci sia il sole perché queste valli chiuse e piene di acqua, di boschi di querce, castagni e piccoli pascoli sono di una serie di tonalità di verde incredibile.

Raggiunto poi O Hospital, 4 case, dove inizia la dura salita che mi porterà ai quasi 1400 mt della meta di oggi. Dapprima per strada e poi in mezzo al bosco per un sentiero pietroso e accidentato, eroso dalle piogge data lla pendenza sostenuta; comuque è bello camminare (quasi correre) in salita dopo giorni e giorni di piano anche se con l’alta umidità si suda come bestie!

Si passano gli ultimi paesini di Castilla y León, La Faba e La Laguna, entrambi popolati e con bar aperti, paesini prettamente agricoli con orti, stalle e bestiame al pascolo che incrocio anche sulla strada, qui le vallate si aprono e anche se non c’è il sole lo spettacolo è magnifico.

Ultima salita e sudata e raggiungo il cippo di confine dove inzia la Galizia. Il sentiero diventa stradina sterrata perfetta per camminare (miracolo) ed così con un ultimo sforzo, in breve, raggiungo la meta di oggi. Giro nel parco della bella e suggestiva chiesa, avvisto le prime palozas compresa quella dove sono ospitato (4 stelle).

Arrivo e spunta il sole così potrò lavare e asciugare i vestiti che oggi sono fradici come nelle giornate con il sole infuocato dell’Estremadura.

O Cebreiro (ufficialmente Santa María do Cebreiro ) è un villaggio, a 1.330 metri sul livello del mare, la prima città galiziana del Cammino di Santiago . Nella sua architettura spiccano le pallozas e la chiesa di Santa María (preromanica, del IX secolo ), che custodisce un calice romanico, datato XII secolo).

Negli anni successivi alla scoperta della tomba dell’apostolo Santiago, questa enclave fu fondata in un ostello che dava rifugio ai pellegrini del Cammino Francese . La data di creazione di questa locanda-santuario è probabilmente intorno all’anno 863. Prima della sua fondazione era forse un paese di persone dedite alla pastorizia.

Una tradizione molto forte, corroborata da varie fonti storiche e archeologiche, sostiene che un monaco celebrava l’Eucaristia sull’altare della cappella laterale della chiesa. Pensavo che in quella dura giornata invernale, quando la neve si stava accumulando e il vento era insopportabile, nessuno sarebbe venuto a messa. Ma arriva Juan Santín, un vicino devoto del villaggio di Barjamayor . Il monaco, di poca fede, disprezzava il sacrificio del contadino “per vedere del pane e del vino”. Ma al momento della Consacrazione, l’Ostia diventa carne sensibile alla vista e il calice nel sangue, che bolle e macchia il corporale. I corporali con il sangue rimasero nel calice e l’Ostia nella patena.

Nel 1486 i monarchi cattolici , in pellegrinaggio a Santiago, si fermarono al monastero e donarono le lanterne dove sono custodite le reliquie del miracolo. Il Santo Graal di El Cebrero appare sullo stemma della Galizia . Il miracolo, trasformato in leggenda, viaggia in Europa quando viene trasferito da pellegrini tedeschi e francesi. Opera Parsifal , di Richard Wagner , si ispira a lui.

Ora andrò a visitare la chiesa.

A domani