7a Tappa Torremejia – Merida – El Carrascalejo – Aljucen

Percorsi 33 km in 6 ore e 15 minuti
Dislivello positivo: 280 mt
Nessun pellegrino incontrato ma trovara una signoara inglese all’albergue
Giornata serena, gran caldo che sopraggiunge molto presto oggi. Alle 13 circa 42 gradi.

Rinchiuso in albergue fino alle 19:30, non è proprio il caso di uscire, fuori ci si cuoce anche all’ombra.

A ora di cena, per fortuna stasera presto, raggiungo il ristorante e dopo aver degustato una copa de vino blanco accettabile sono pronto per mangiare.

La cena non è male, posso dire che è sufficente per sopravvivere, ma il vino tinto che mi hanno servito è una cosa sconvolgente.

Lo faccio portare via dicendo che è imbevibile. Mi dicono che è vino locale ed è strano che a me non mi piaccia quando tutti gli avventori lo bevono con gusto.

Con tutti gli ettari ed ettari di vigna che ho passato non riesco a capire come si possa produrre un liquido (non lo posso definire vino) così schifoso.

Bevo un bianco passabile e la faccio finita con la discussione.

Buona dormita (sono riuscito ad avviare il condizionatore con il telecomando del telefonino) e alle 5 e 30 in strada. Oggi per la prima (e mi sa unica) volta sono riuscito a fare la colazione compresa nel prezzo, il ristorante apre alle 5 del mattino ed è già affollato.

Partenza migliore a stomaco pieno, Si segue la statale N630 per diversi km sul un sentiero parallelo in mezzo agli ulivi fino a raggiungere un grande centro commerciale che pare chiuso. E’ affollato solo di cicogne che dormono ancora: sulle insegne, su tutti i lampioni, su tralicci elettrici. Ne conto almeno 400 ma sono sicuramente di più.

Lasciato il sentiero e attraversata la ferrovia proseguo per stradina di campo fino ad un inceneritore, lì sorge l’alba comunque spettacolare anche oggi.

Di nuovo per campi anche incolti, allevamenti di pecore, capre e asini fino alla periferia di Merida.

Solita periferia “discarica” sono proprio sozzi.

Entrata sul lungo fiume Guadiana con ben in vista sul lungo ponte romano che sembra sorretto da quello nuovo di Calatrava, più a monte, con un arco e le funi.

Di Merida, città romana, non racconto nulla e vi rimando alla tappa del 2014 http://bepi50.altervista.org/14a-tappa-torremejia-merida/ quando l’ho visitata per bene.

Passaggio all’albergue del Pan Caliente, ovviamente chiuso. Sosta veloce e ripartenza verso l’embalse di Proserpina passando per i resti dell’acquedotto romano.

Un lungo percorso su una ciclabile asfaltata verniciata di verde mi porta verso questo lago artificiale creato dai romani per approvigionare la città. La diga è ancora originale e integra ed il lago usato come spiaggia balneare e luogo sportivo che piano piano si sta animando.

Tutti i bar sono chiusi (covid) ma uno sta aprendo e riesco insistendo a farmi dare una bottiglia d’acqua e fermarmi un attimo all’ombra.

Di nuovo per asfalto sotto il sole che oggi comincia presto a bruciare per poi entare nella dehesa dove di tanto in tanto trovo l’ombra di qualche quercia.
Qui è tutto bruciato e non so come fanno a vivere i pochi animali (mucche e tori) che trovo al pascolo.

Entrata in salita al paesino del Carascalejo con la sue bella chiesa completa di nido e cicogna, quattro case, e all’ uscita un nuovo albergue per pellegrini con bar annesso e aperto e dove credo siano presenti tutti gli abitanti. Sosta obbligata per dissetarmi per gli ultimi 3 km.

Di nuovo sotto il sole per raggiungere Aljucen meta di oggi. Qui si trovano anche delle terme attive dove poter fare anche massaggi ma oggi non è il caso.

Raggiunto il bar che gestisce anche l’albergue privato dove ho prenotato, bevo una ottima birra ghiacciata accompagnata da un altrettanto ottimo panino, ci voleva.

Raggiunto l’albergue, forse il migliore che abbia trovato in tutti i cammini, tutto pulito e lucido, aria condizionata, lavatrice, camera privata, oggi non mi serve nulla più.

Riposino e scrittura di queste note.

Ciao ciao a todos.