8a Tappa – San Miniato – Gambassi Terme – San Geminiano

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Percorsi 38 km con 1000 mt di dislivello positivo
7 ore e 45 di cammino
Incontrati solo per i 2 pellegrini inglesi e uno di ritorno da Roma

Dopo la vittoria della nazionale, credo che l’urlo del secondo gol si sia sentito anche in chiesa durante la messa, abbiamo cenato tutti assieme con una tripla porzione di pasta, affettati toscani, pomodori e mozzarella e una ottima insalata, il tutto condito con un vinello locale davvero ottimo.

Oggi ho potuto anche fare colazione e sono partito alle 6 e 15, subito si è aperta lo spettacolo sulla val d’elsa dapprima sfumato dalle brume mattiniere che hanno lasciato posto poi a visione fantastiche, che non vi de scriverò perché le foto parlano sa sole.

Danilo è partito prima di me per cui oggi mi godo una tappa fantastico a con viste mozzafiato in mezzo a vigneti, ulivi, ginestre profumatissime in fiore, campi di frumento e qualche bosco di querce e tanti casolari.

Da prima per asfalto e poi per strade di campo si seguono le colline con continui saliscendi.

Così arrivo verso le 12 a Gambassi Terme, dopo una ripida salita, bel borgo medioevale dove mi fermo nella piazza a bere e mangiare un panino. Qui trovo i due inglesi partiti presto questa mattina che mi dicono che l’ostello è già al completo, provvederà Danilo in qualche modo visto che è davanti.

Attraversato il borgo si riparte in discesa e si ritorna sulle stradine passando diversi casolari e aziende agricole. Nei pressi di una di queste trovo una fontana e mentre è approfitto esce una signor e mi invita in cantina. Parliamo di vini e del cammino tra un assaggio e l’altro, anche l’olio è ottimo. Con la promessa di ritornare per gli acquisti riesco a dopo un po’ a ripartire.

Ora vado su una gamba sola e sarà dura: discesona e salitona infinite fino a Pancole.

Qui nei pressi del santuario trovo le indicazioni per il presepio, deviazione e discesa in lunga lunga grotta in mezzo alla pecore ed i pastori fino alla grotta del bambino Gesù. Emozionante!

Discesa e risalita su strada a sono a San Geminiano, dove trovo Danilo che esce ben pasciuto da un ristorante.
Ho comunque è per fortuna provveduto per la notte visto che le regole degli ostelli dei pellegrini in Italia sono diverse, si può prenotare e i ciclisti hanno la precedenza. Bah!

Doccia veloce e fuori alla ricerca di una farmacia per l’abbonamento a San compeed!
Poi assaggi di vernaccia, che paghiamo a peso d’oro e della cena vi racconterò domani.

Buona notte e buona digestione.

Curiosità riguardo il Santuario di Pancole

Nello stesso luogo dove ora sorge la chiesa sorgeva un’edicola sulla quale Pier Francesco Fiorentino aveva affrescato l’immagine della Vergine allattante il Bambino (verosimilmente tra il 1475 e il 1499). Successivamente l’edicola venne trascurata e franato il tettino fu coperta da rovi ed edera fino a scomparire alla vista. Nella seconda metà del XVII secolo, tutta la Valdelsa conobbe un periodo di miseria e carestia dovuto alla siccità.

Si racconta che nei primi giorni di aprile del 1668 Bartolomea Ghini, una pastorella muta dalla nascita, fosse particolarmente triste per la propria povertà e portando il gregge al pascolo fu colta da disperazione tanto che pianse a dirotto. A quel punto le apparve una bella signora che le chiese il motivo di tanta tristezza. Quando Bartolomea rispose, la signora la rassicurò dicendole di andare a casa poiché lì avrebbe trovato la dispensa piena di pane, l’oliera piena d’olio e la cantina piena di vino. A quel punto Bartolomea si rese conto di aver parlato e scappò a casa chiamando a squarciagola i genitori anch’essi stupefatti di sentire la figlia parlare e di trovare la dispensa piena. Tutti i paesani vollero quindi andare nel pascolo dove questa diceva di aver visto la misteriosa signora ma trovarono soltanto un cumulo di rovi. A questo punto con falci e roncole estirparono le piante per scoprire che nascondevano l’edicola con l’immagine che Bartolomea diceva ritrarre la signora che aveva incontrato. Nell’estirpazione dei rovi l’immagine fu graffiata da una roncola e il segno è tuttora visibile. Da allora si decise di venerare la Madonna con il titolo di Madre della Divina Provvidenza.

Curiosità riguardo San Gimignano che oltre al rinomato vino bianco Vernaccia di San Gimignano e altri prodotti, produce anche lo zafferano

Lo Zafferano di San Gimignano è un prodotto italiano a denominazione di origine protetta, estratto dalla pianta del Crocus sativus, la cui produzione è consentita solamente nel territorio del comune di San Gimignano.
Il Crocus Sativus viene piantato alla fine del mese di agosto, e la pianta fiorisce in un tempo relativamente breve, in quanto già intorno alla fine di settembre i fiori possono essere raccolti. La raccolta, così come le altre parti del processo di lavorazione del prodotto, è da effettuarsi rigorosamente a mano, in quanto un procedimento di tipo meccanico rischierebbe di rovinare irrimediabilmente i pistilli. Dopo la raccolta dei fiori, avviene la separazione degli stessi dai pistilli, i quali vengono successivamente fatti essiccare; diverse sono le modalità con cui questo processo può avere luogo: dalla più classica e naturale esposizione solare al posizionamento in forno, passando per l’utilizzo di fiamme o bracieri. Una volta pronti, i pistilli vengono tritati a manualmente e stoccati in attesa del commercio, che avviene solitamente in porzioni particolarmente ridotte.

Massima di oggi:
TROVA IL TEMPO PER GIOCARE: È IL SEGRETO DELL’ETERNA GIOVINEZZA!

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