40a Tappa – Finisterre – Santiago – Bergamo – Spilimbergo

20 ore di viaggio.
Una corriera + un aereo pieni di pellegrini.
A casa siamo tornati

Per questa ultima serata in terra spagnola, dopo aver ritirato la Compostela di Finsterra, ho deciso di portare a cena i miei figli in uno dei migliori ristoranti del porto: “El Puerto”.

Il titolare che mi ha subito riconosciuto ci ha fatto accomodare e ci ha offerto un bel piatto di Percebes.

Dietro ad un aspetto tutt’altro che invitante, questi singolari frutti di mare racchiudono carni gustose e prelibate che li rendono un prodotto estremamente pregiato e ricercato; considerati da molti il re dei crostacei, il Percebe è un frutto di mare che vive attaccato alle impervie scogliere rocciose della Galizia. La sua prelibatezza e i pericoli a cui si espongono i pescatori per raccoglierlo, lo rendono un prodotto pregiato (e costoso).

Cena fantastica a base di zuppa di mariscos, mariscos cucinati in varie maniere accompagnati da un’ottima bottiglia di Albarigno galego; per finire chiaramente un chiupito.

Di corsa poi alla spiaggia del Mar de Fora a vedere il tramonto del sole dietro l’oceano; peccato per le nuvole che hanno rovinato lo spettacolo ma quel luogo è in ogni caso è sempre affascinante.

La mattina rapida colazione perché l’autobus non aspetta. In due ore e mezza facendo il giro di tutta la costa da morte siamo tornati di nuovo a Santiago.

Ritiro della speciale Compostela nella chiesa/convento di San Francesco per gli 800 anni del pellegrinaggio del Santo in quelle terre, e poi di corsa alla messa del pellegrino in Cattedrale alla quale non si deve mancare.

Fortunatamente anche questa volta abbiamo potuto assistere allo spettacolo del “Butafumeiro”.

Pur essendo presente fin dagli albori del pellegrinaggio a Santiago, il botafumeiro di cui si ha notizia certa fu una gran pignatta di argento del secolo XVI, dono del re Luigi XI di Francia. L’attuale è stato fuso nel 1851, utilizzando ottone poi ricoperto d’argento.

Solo recentemente il botafumeiro ha assunto la funzione che gli è propria: infatti in passato veniva utilizzato prevalentemente per coprire il forte odore emanato dai pellegrini che affollavano la cattedrale e nella quale spesso trovavano ricovero per la notte. Viene fatto oscillare da personale addetto (i “tiraboleiros”): essi lo issano fino a 22 metri d’altezza nella croce della navata centrale e quindi, con un sistema di corde e carrucole, gli imprimono un moto pendolare, fino a fargli sfiorare il soffitto delle navate ad una velocità di circa 70 km/; nel corso della storia è accaduto alcune volte che il “fumeiro” si distaccasse dalle corde e arrivasse in testa a qualche pellegrino (dovrebbe essere obbligatorio il casco di sicurezza).

Dopo il rituale “abrazo” al santo e visita al sepolcro, abbiamo passato il pomeriggio in giro per le Ruas (calli) di Santiago in attesa di andare in aeroporto per il volo fino a Bergamo.

Girovagando abbiamo incontrato una signora di Brescia che aveva viaggiato con Giulio e Guido all’andata ed aveva percorso con la figlia gli ultimi 100 kilometri da Sarria (sembra impossibile ma a Santiago si ritrovano sempre persone conosciute in precedenza).

Nell’attesa del volo in aeroporto abbiamo incontrato Elisa una ragazza coetanea di Giulio che ha passato diversi anni con gli scout di Spilimbergo (altro incontro particolare). Ha partecipato a un progetto Erasmus studiando diversi mesi a Madrid per poi girare tutta la Spagna e, prima di tornare a casa, ha fatto diversi tratti del cammino di Santiago sul percorso francese dove si è molto divertita.

Volo in orario, con atterraggio da brivido in mezzo ad un temporale, e rientro a casa in auto da Bergamo in mezzo all’acqua e ai fulmini.

Bene questa avventura è finita. Nei prossimi giorni pubblicherò un epilogo con alcune riflessioni finali e i doverosi ringraziamento.

Ciao a tutti.

 

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