23 Tappa – O Cadavo – Lugo

13 luglio 2021
Percorsi 30 km in 5 ore e 15 minuti
Dislivello positivo: 540 mt, negativo: 777 mt.
Al mattino nebbia e pioggia leggera, poi nuvoloso con foschie e qualche sprazzo di sole.

Passeggiata per il paesino non c’è proprio nulla da vedere! Due bar da incubo e nessuna anima viva in giro. Nel frattempo ritornano i nuvoloni neri e un forte vento freddo che mi inducono ad entrare in un bar e bere qualcosa di caldo. Bar stile anni 60 con un paio di avventori, dopo 10 minuti compare finalmente il barista e riesco ad ordinare. Esco di nuovo per tornare all’albergue e oltre ai due bar ci sono anche due “Tanatorios” ovvero due celle mortuarie di cui una affollata: deve essere morto qualcuno, mezzo paese è li fuori. Tiro innanzi che è meglio.

Vado a cena dalla abuela (nonna) anche qui sono solo e mestamente mangio una abbondante insalata e un piatto di carne stufata; quattro chiacchiere con la nonna ed è meglio andare a dormire.

Stamattina scendo alle 7 e sono quasi tutti già partiti, che fretta sono solo 30 km. Fuori purtroppo pioviggina per cui devo attrezzarsi. Tiempo de Galicia!

Parto in mezzo alla nebbia e alla pioggerella che per fortuna dura solo un paio di km, giusto il tempo di fare l’unica dura salita di oggi.

Poi per boschi su stupendo e largo sentiero arrivo al bivio della variante più lunga che ovviamente seguo. Mi porterà alla Chiesa di Santa María de Vilabade , conosciuta anche come la Cattedrale di Castroverde, La chiesa, in stile gotico , fu fatta costruire da Fernando de Castro , della Casa dei Conti di Lemos , nel 1457. Annessa al tempio per la sua La parte meridionale avrebbe anche costruito un monastero francescano di cui non sono stati conservati resti. La facciata della chiesa è preceduta da un portico rinascimentale con cinque archi e un frontone triangolare, fatto costruire da Diego Osorio Escobar y Llamas, Arcivescovo di Puebla de México, Vicerrey e Capitano Generale di quel paese. Ovviamente chiusa.

Seguo ora la strada asfaltata passando belle casette sempre con fiori esposti e ben curati ed in breve arrivo a Castroverde, unico punto di sosta di oggi. Faccio colazione dopo 8 km così poi vado fino in fondo.

Castroverde, meno di 2000 anime ma con la chiesa aperta dove entro per il timbro e ammirare la statua di Santiago Matamoros, una della Madonna molto antica ed un retablo con San Rocco Pellegrino e San Isidro Labrador con i suoi buoi e l’aratro.

Riprendo il cammino per bellissimi boschi di querce e castagni anche secolari con squarci sui campi di granoturco e/o pascoli. Di tanto in tanto qualche gruppo di case abitante con stalle, mucche e pecore al pascolo. In un pollaio trovo solo un gruppo di galli insieme ad una pecora e una oca; poveretti non ganno nemmeno una gallina.

Sempre per questi luoghi rurali e sempreverdi giungo nei pressi di Lugo. La città sorge sul un lungo colle e si vedono solo palazzi e palazzi, la città vecchia con le sue mura è nascosta. Scendo fino al Rio Mino per poi risalire fino alle mura romane ed entrare in città. Attraverso tutto il centro fino alla mia sistemazione: un palazzo del 1765 vicino alle mura romane e alla porta Mina. Hotel fantastico in pratica è un museo.

Lugo è una città di quasi 100000 abitanti, capoluogo dell’’omonima provincia.

La città fu fondata dai romani tra il 26 e il 12 a.C. in onore di Augusto; da qui il nome originale di Lucus Augusti. Il Ducato di Lugo è in capo a sua altezza reale l’infanta Elena di Spagna, duchessa di Lugo.

Inizialmente era un accampamento militare e poi si trasformò in una delle tre capitali amministrative della Gallaecia, la provincia romana che occupava il nord-ovest della penisola iberica (le altre due erano Braga e Astorga). Fondata con il nome di Lucus Augusti, dalla parola latina lucus, luci che significa “bosco sacro” (secondo interpretazioni recenti “il bosco parzialmente illuminato ove si compivano i sacrifici”). Secondo altri studiosi il toponimo di Lugo potrebbe derivare dal nome di una divinità celtica, lugh (“figlio del Sole”), che richiamerebbe tuttavia lo stesso significato della parola latina lux, lucis (“luce”), dalla comune radice protoindoeuropea leuk (“luminosità”).

Tra la fine del III e l’inizio del IV secolo d.c. furono costruite le mura che circondano tuttora il centro della città. Le mura, ancora completamente integre, sono inserite dal 2000 nella lista dei Patrimoni dell’umanità dell’UNESCO.

Secondo alcuni autori dopo l’epoca romana Lugo rimase praticamente deserta e durante l’Alto Medioevo sarebbe stata occupata solo dal clero. Nel 1129 iniziò la costruzione della cattedrale romanica, progettata da Raimondo di Monforte e dedicata a Santa Maria detta “degli occhi grandi”. La pala d’altare rinascimentale si ruppe durante il terremoto di Lisbona del 1755 e venne divisa in vari frammenti, di cui i due maggiori vennero posti alle due estremità della navata.

Durante il Basso Medioevo Lugo fu un centro di pellegrinaggio, contando la cattedrale su di uno speciale privilegio che conserva ancora: quello di esporre al pubblico un’ostia consacrata per tutte le ventiquattro ore del giorno (il calice con l’ostia nello stemma della città simboleggia proprio questo).

In pratica è l’unica città romana ad avere tutta la cinta muraria di quell’epoca ancora integra. Ora me ne andrò a visitare la cattedrale e poi a fare il giro delle mura che spero di ripetere anche domai mattina all’’alba con l’illuminazione accesa.

Ciao ciao.