12a Tappa Carcaboso – Ciutad Romana de Caparra – Jarilla

Percorsi 30 km in 5 ore e 35 minuti
Dislivello positivo: 320 mt
Incontrato un pellegrino ciclista.

Visitata l’antica città romana di Caparra.
Giornata serena, caldo ma alla fine ventilato.

Visita turistica al piccola paesino di Carcaboso, nella costruzione della chiesa (chiusa) dedicata a Santiago, hanno utilizzato per le colonne esterne diversi miliari romani con tanto di iscrizioni, altri sono presenti nel piazzale adiacente.

Paese ben tenuto, pulito e decorato con svariati murales, mi fermo poi in un bar per un aperitivo che poi si trasforma in cena. Ottimi vini sempre della zona di Andremalejo, ottima insalatona e un filetto di maiale speciale al Pedro Ximenez.

Ottima dormita con la camera barricata perchè qui tutto è aperto e non esitono chiavi, alle 5.30 sono pronto e si parte.

Il nome del paese deriva dalla parola “cárcava”, che significa zona piena di ruscelli e rivoli d’acqua.
Infatti la prima parte del percorso odierno si svolge, al buio, in mezzo a questi ruscelli dei quali si sente l’acqua che gorgoglia in una stradina bianca in mezzo ai campi.

Si inizia poi a salire su di una altura, passando il primo di una lunga serie di cancelli, dove ovviamente trovo mucche al pascolo (stanno ancora dormendo) e ovviamente querce di tutte le misure.

Il percorso oggi segue fedelmente la via romana e seppur sembri monotono camminare per ore in mezzo ai querceti, sembra di incontrare anche qui, da un momento all”altro, qualche pattuglia romana in ricognizione. In ogni caso questi percorsi senza difficoltà in questi ambienti portano anche una sensazione di pace interiore indescrivibile.

Attraversata una strada asfaltata nei pressi delle Venta Quemada e rientrato nei pascoli raggiungo senza accorgermene i resti della Città Romana di CAPARRA con il suo arco quadrifonte con passaggi sui quattro lati.

Oggi il sito archeologico è aperto per cui con una deviazione raggiungo il centro informazioni per un timbro e faccio una lunga sosta per verificare i problemi che oggi si sono stranamente manifestati alla pianta del piede.

Non dovrebbe essere nulla di grave se la situazione non peggiora con gli ultimi 12 km di oggi, speriamo bene, non capisco come possa essere successo.

L’ arco di Cáparra è un arco onorario romano, risalente alla fine del I secolo o agli inizi del II, Caparra sorgeva su un promontorio che domina il fiume Ambroz, affluente del fiume Alagón. Appartenne al conventus iuridicus della capitale provinciale, Augusta Emerita: Merida.
La città era di piccole dimensioni, con un’estensione dell’abitato racchiuso da mura di circa 15 o 16 ettari, ma sono state rinvenute abitazioni anche in un sobborgo esterno alle mura verso nord-est. Aveva pianta regolare, con strade ortogonali, impostate sull’asse dell’antic via Delapidata, che la attraversava da nord a sud costituendone il decumano massimo. Alle estremità del decumano erano porte di accesso monumentali, una delle quali si era conservata fino al 1728
Nel centro cittadino la via principale era scavalcata dall’arco di Cáparra, un arco quadrifronte onorario di carattere privato, eretto in epoca flavia da un eminente cittadino in onore dei genitori e della moglie. L’arco è situato in prossimità del foro cittadino, dotato di una curia e di una basilica civile sul lato sud.
A nord ovest si trova un complesso termale (33 x 36 m) che costeggia il decumano massimo, costruito anch’esso in epoca flavia, dotato di una palestra sul lato sud e costeggiato da taberne sul lato nord. L’accesso al complesso avveniva da un cardine sul lato ovest. Nella zona a sud-est, all’esterno delle mura, si trova un anfiteatro, costruito con due muri ovali concentrici con riempimento in terra sopra il quale sorgevano le gradinate per gli spettatori.

Ripreso il cammino, ora l’ombra delle querce che mi accompagnato sin qui scompare e si cammina su terreno duro e aperto con il sole che comincia a battere alla grande anche oggi.

Davanti a me, in lontananza, si stagliano le montagne del sistema centrale iberico con vette alte fino a oltre 2500 metri. Domani passerò oltre con una bella salita così dalla dehesa estremegna si andrà alle mesetas di Castiglia e Leon.

Oggi ho (avevo) deciso di accorciare la tappa a 30 km per ottimizzare il percorso, le forze e le ore di cammino sotto il sole, quindi mi fermerò in un hotel nei pressi dell’autostrada, circa 3km fuori dal cammino.

Gli ultimi 5 km sono come al solito su asfalto e senza ombra, non passa una macchina neanche a morire e i rettilinei sono infiniti.

L’unica macchina che passa si ferma per chiedermi come va e se ho bisogno di qualcosa. Tutto bene rispondo.

Il conducente, Bernardo, allevatore di bestiame si sta recando a controllare gli animali al pascolo. Scende, lasciando l’auto in mezzo alla strada, mi offre un paio di ottime e succose pesche, e poi dopo le solite domande di rito sul cammimo mi racconta tutta la storia della Spagna dai romani ai giorni nostri passando per Napoleone, Garibaldi, Hitler e Mussolini. E” un fiume in piena e mi è difficile dopo mezzora fermo sotto il sole ad ascoltarlo, riuscire a ripartire.

Una foto ricordo, un grazie per le pesche e buona suerte!!

Ultimi facili km fino all’ hotel, un po antiquato ma pulito e ordinato. Riesco perfino a pranzare per la prima volta, dopo essermi sistemato. Ottima scelta anche oggi.

Sono fuori dal mondo per cui non mi resta che aspettare la cena alle 9 facendo un bel riposino e scrivendo queste note.

A domani.