4a Tappa – La Calahorra – Alquife – Herez del Marquesado – Cogoloss – Guadix

Percorsi km 29,75 in 5 ore e 28 minuti
Dislivelli: +30 -540

Passeggiata prima di sera fino al Castello per ammirare il panorama a 360 gradi che si gode da lassù, effettivamente si domini va tutto il territorio, ovviamente il castello è chiuso e non posso ammirare il lavoro degli italiano (marmi, porticati ecc.) che si trovano all’interno. Il castello pare essere in stato di abbandono, è proprio un peccato.Scendendo entro in chiesa, stranamente aperta, e comunque ben tenuta dove riesco anche farmi mettere il timbro sulla credenziale.Trovo poi 3 motociclisti italiani che stanno facendo un tour in Andalusia così riesco a scambiare 4 chiacchiere prima di rientrare a cena.Aperitivo con un ottimo Rueda e cena modesta ma buona accompagnata da un ottimo rosso di Granada, finalmente un buon bicchiere di vino!Partenza in orario, è buio e il castello domina comunque la scena. Percorso senza difficoltà fino alle miniere di ferro che si trovano alla periferia di Alquife, con gli scavi hanno formato anche loro un piccola montagna.Sosta in piazza ad Alquife, paesino deserto, e ripartenza verso Jerez del Marquesado. Si scende e si attraversa in piccolo torrente con acqua finalmente e si risale verso il paese con in vista una torre araba di avvistamento isolata nel bosco.Sono tutti paesi di origine araba con torri riconvertire in campanili. Nel paese sta iniziando il mercato e, chiedendo, riesco a trovare un bar e a fare colazione. Ripartenza dapprima in discesa e poi in salita passando per una nemmeno troppo antica fornace abbandonata per poi addentrarmi in un bosco di pini e ridiscendere verso l’altra vallata che inizia con piccolo lago artificiale dove si riflettono il bosco e le montagne. Posto incantevole.Cambia la vallata e ora oltre agli ulivi e mardorli ci sono anche campi coltivati a cereali. Sosta a Cogoloss per il timbro in comune e per bere qualcosa prima degli ultimi 12 km di oggi.Ripartenza sotto il sole cocente mitigato dalla solita brezza, prima per asfalto e poi per sterrato fine a scienze un una largo canyon dominato ai lati da montagne argilosse erose e lavorate dal vento e dell’acqua dove si intravedono le prime quevas (case nella roccia ovvero grotte) tuttora abitate.Ultima salita fino in cima a Guadix dove tutti o quasi abitano in parte nelle grotte, le foto sono abbastanza chiare al riguardo.Mi fermo in una bella chiesa dove incontro il parroco che ha studiato e tenuto una parrocchia a Roma, che ben volentieri mi mette il timbro sulla credenziale.Procedo fino ad una altura, sopra una casa-cueva, che domina tutto Guadix per fare alcune foto dello spettacolo che offre la città e la giornata.Discesa in città e tour della parte antica con sosta all’ufficio del turismo per il timbro.Raggiungo poi la mia queva che si trova proprio sotto la fortezza araba “Alcazaba” e che è arredata completamente con reperti in stile arabo, ha 6 posti letto e tutti i servizi in esclusiva per me.Dentro le connessioni cellulari sono ovviamente a zero ma in compenso c’è una frescura che mi obbligherà a dormire con le coperte.Fuori ci sono 38 gradi tant’è che i vestiti che ho lavato si sono asciugati in 15 minuti.Ora devo fare una riparazione agli scarponi che si stanno scollando e vi saluto.A domani.Alcune notizie storiche sulla città:Guadix è un comune spagnolo di 18.188 abitanti situato nella comunità autonoma dell’Andalusia, capoluogo della comarca omonima, detta anche Accitania dal nome romano Julia Gemella Acci della città.Situata ai piedi dei contrafforti settentrionali della Sierra Nevada all’altitudine di 915 metri s.l.m. è una cittadina moresco-andalusa, ultimo baluardo arabo contro la riconquista spagnola.Già abitata nell’età della pietra, fu una delle prime località occupate dai Romani.Importante nodo stradale, nel 45 a.C. Giulio Cesare la elevò al rango di colonia romana effettuando, secondo la consuetudine romana, la cosiddetta centuriazione del territorio conquistato, cioè assegnando ad ogni veterano delle sue legioni congedato dal servizio militare un terreno della misura di cento iugeri. I veterani sposarono le donne indigene e così si popolò la colonia che fu costruita secondo lo schema classico del campo romano del decumano e del cardo che si intersecano perpendicolarmente e, nel caso di Guadix, si adattarono alle asperità del terreno e restano gli assi della rete stradale odierna.Con la venuta dei Visigoti e col diffondersi del cristianesimo Guadix divenne sede di un vescovo, che ebbe anche il potere civile. Durante il periodo musulmano, a partire dai primi decenni del secolo VIII, si alternarono periodi di prosperità e di decadenza a causa delle guerre e delle epidemie. Nei secoli IX e X la città fu munita di mura ancora in parte visibili e della fortezza. Gli Arabi chiamarono la città Wadi-Asch(fiume wesw) da cui deriva il toponimo attuale.La guerra civile nell’ultimo periodo della dinastia Nasride di Granada portò intorno al 1039 al formarsi di diversi effimeri regni detti di Taifas. Uno di questi si formò con capitale Guadix ed ebbe un re di nome El Zagal, che si barcamenò alleandosi ora con i Castigliani ora con i suoi correligionari, ma finì per essere vittima degli uni e degli altri, facilitando la conquista della città nel 1489 da parte dei Re Cattolici e l’avvento del potente cardinale Rodrigo Gonzales de Mendoza, arcivescovo di Toledo, detto terzo re di Spagna per il suo potere e la capacità d’influenzare i reali. A partire dal 1487 il cardinale organizzò la città come enclave del vescovato di Toledo e come sede del Governatorato più esteso della Castiglia. Si convertì la moschea maggiore nella cattedrale di Guadix ma non si riuscì ad evitare i conflitti religiosi con i Musulmani che si protrassero fino al 1570 quando, a seguito della ribellione delle Alpujarras il re Filippo II ordinò l’evacuazione degli Arabo-Berberi dal regno di Granada, una vera e propria deportazione collettiva di una parte consistente della popolazione, che portò gravi danni per l’economia di Guadix con l’azzeramento della industria della seta tradizionalmente prospera nella zona e monopolio islamico. In seguito lentamente e clandestinamente gruppi di esiliati rientrarono andando ad abitare in grotte di tufo scavate da pastori e contadini per loro utilizzazione di servizio o costruite dai profughi stessi. Si venne così a formare il caratteristico agglomerato di grotte formanti un abitato comunitario chiamato Las Cuevas (Le Grotte), una delle particolarità turistiche della città.Nel 1966, Guadix fu protagonista di una parte delle scene del film Il buono, il brutto, il cattivo, ovvero quelle inerenti alla stazione della linea ferroviaria di Calahorra.