28a Tappa – Portomarín – Palas de Rei – Melide

Percorsi 39 km in 7 ore e 10 minuti
Dislivello positivo: 780 mt.
Pochi pellegrini sul cammino.
Giornata inizialmente serena con cielo stellato. Poi nebbia, poi tempo variabile con un paio di scrosci di pioggia leggera.

Giro per Portomarín, pieno di pellegrini, incontro Don Giovanni in piazza è così beviamo un aperitivo. La chiesa che è stata ricostruita pietra su pietra è ora in restauro tutto ricoperta dalle impalcature e chiusa. Più avanti troviamo una vecchia ermita con un bel portale romanico e il monumento alla distillazione della agua ardiente: un alambicco.

Poi andiamo a cena perchè poi ci sarà la messa (alle 20.30) e così si potrà visitare anche la chiesa. Santa messa concelebrata da un altro prete sul cammino con una 20a di giovani di Getafe (Madrid) e ovviamente da Don Giovanni.

Oggi ultima lunga tappa per poter arrivare a Melide e mangiare il miglior pulpo di Spagna, così dicono, ed effettivamente avendolo già degustato 2 volte non è niente male. Chiaramente dalla pulperia di Ezequiel.

Partenza con un cielo stellato spettacolare e una piccola porzione della luna.

Subito in salita verso l’Alto di Hospital seguendo al buio la strada con il cammino a fianco. Quasi in cima, non ci credo, spariscono le stelle e comincia a piovere. Isso il poncho e continuo.

Poco dopo Hospital al bivio con la statale c’è un bar con tettoia provvidenziale, è chiuso ma è possibile sostare un attimo in attesa che smetta. Qui trovo Don Giovanni oggi partito molto presto; riprendiamo e ovviamente poco dopo smette di piovere. A Ventas de Naron c’è un bar aperto perfetto per una sosta e per bere qualcosa di caldo.

Oggi del percorso cè poco da raccontare e quasi sempre a fianco di strade secondarie con qualche tratto in mezzo al bosco e ai pascoli.
Tante le piccole borgate popolate da qualche famiglia e sopratutto dalle mucche, ne conto prima di arrivare a Palas de Rei almeno una decina.

La particolarità oggi è quella che i cimiteri solitamente racchiusi nel recinto delle piccole chiese ora hanno le tombe all”esterno proprio lato strada.

La storia di Palas de Rey è intimamente legata alla cultura Castro, che conserva ancora molti resti archeologici (mámoas, dolmen e castros) testimoni di un remoto insediamento. Secondo la tradizione, il municipio deve il suo nome “pallatium regis” al palazzo del re visigoto Witiza , che avrebbe regnato tra il 702 e il 710. A Palas, Witiza avrebbe ucciso il duca di Galizia, Favila , padre di don Pelayo .

Lo stile romanico è entrato nel Camino de Santiago , lasciando il segno nell’architettura religiosa, evidenziando la chiesa di Vilar de Donas, uno dei principali riferimenti del romanico galiziano, dichiarata nel 1931 monumento storico-artistico. I suoi dipinti murali formano uno degli insiemi più straordinari e meglio conservati della Galizia .

Di qui transitava la strada “Lucus Augusti”, che già nel VI secolo si confermò l’appartenenza alla contea di “Ulliensis”, periodo di prosperità del paese nel medioevo, soprattutto grazie al Cammino di Santiago. Il ” Codice Calixtino ” citava Palas come tappa obbligata dei pellegrini per affrontare gli ultimi tratti del percorso giacobino.

Quello che ho potuto vedere scendendo in paese sotto una pioggia leggera e solo la chiesa all”esterno e tutti gli albergue, hotel e ristoranti che attendono i pellegrini in arrivo da Portomarín, perchè questa è una tappa forzata.

Sosta per bere qualcosa e quando riparto arriva il Don, aspetterà fino alle 13 per la messa è poi ripartirà per Melide. Prete tenace e coraggioso, pensate che ha dovuto fermarsi 3 giorni a Logrono per problemi ai piedi e non pensava di farcela ad arrivare a Santiago in tempo, però oramai è in vista della meta.

Riparto per l’ultimo lungo tratto ora in gran parte in mezzo ai boschi, non piove e a tratti spunta anche il sole.

Soliti paesini ma qui trovo, oltre che belle case di villeggiatura anche alcuni Cabeceiros: si tratta di una piccola costruzioni, realizzate con tondini di legno intrecciati (grandi cesti), svasati o cilindrici e con copertura vegetale, il cui uso principale era quello di conservare prodotti per consumo domestico, uno dei quali potrebbe dargli il nome, poiché le Cabazas (zucche) di grande utilità in questa terra, erano uno di quelli che di solito contenevano. Comincia anche ad essere numerosi gli Horreos, altra tipologia di granai in pietra e legno.

Passata una lunga zona industriale si arriva a Furelos, borgo di antichissima origine, citato in documenti del XII secolo, mantiene in parte la sua struttura medievale. Il suo ponte medievale è uno dei gioielli dell’architettura civile del Cammino di Santiago, senza dubbio il più bello di tutti quelli sul percorso francese che attraversa la Galizia. È menzionato nelle tombe di Sobrado (XII secolo) e fu parzialmente riformato nel XVIII secolo.
Furelos aveva anche un ospedale per i pellegrini, che è menzionato in testi del 12 ° secolo, ed è ancora elencato nel catasto del marchese de la Ensenada realizzato nel XVIII secolo. Già nel 1770 la rovina era minacciosa.

La chiesa di San Xoán de Furelos, ovviamente chiusa, conserva un cristo ligneo l’unico che tende la mano destra al pellegrino che entra a visitarla, per fortuna ho già avuto modo di visitarla.

Ancora quattro passi e si arriva a Melide, code alle pulperie da asporto, è ora di pranzo (le 14), mi sistemo nella solita pensione e mi riposo un poco in attesa della cena.

A domani, mi avvicinerò ancora un poco alla metà.

Ciao ciao.