3a Tappa – Abla – Finana – Huéneja – Dolar – Ferreira – La Calahorra

Percorsi km 34,25 in 6 e 27 minuti
Dislivelli: +716 – 426

Ieri sera, prima di cena, mi sono arrampicato per le irti calli di Abla fino alla cima del paese posto dove si gode in magnifico panorama a 360 gradi. Sono ridisceso poi fino a inizio paese dove ho cenato degustando anche un paio di vini del luogo, non oso commentare l’assaggio ma non pensavo a questa quota ci fossero delle vigne. Comunque mi hanno garantito che il vino è assolutamente naturale senza alcuna aggiunta e si sentiva.
Cena misera ma cara, era domenica!

Partenza puntuale alle 6, bisogna ridiscendere di nuovo tutto il paese per passare la periferia con i soliti orti e casette e quindi riprendere la Rambla del río Nascimento (che non termina mai) che porta a Finana. Anche questo paese è abbarbicato su di un colle e ha le rovine arabe.

Sosta per la colazione e poi continuare sulla rambla e a seguire su sterrato fino a Venta Ratonera. Vista spettacolare sui monti corrosi dal vento e dalla pioggia con in fondo la Sierra Nevada ancora con la neve.

Incontri oggi con cani, cavalli, pecore e conigli selvatici.

Passando per una grande urbanizzazione abbandonata in mezzi a campi ci si addendra sulla rambla del río Izfalada, una stretta pietraia che mette a dura prova i miei piedi.

Raggiungo poi Huéneja, che si vede all’ultimo istante. Bella chiesa con fonte di acqua fresca che sgorga da una testa di cane, poi cerco un bar per bere qualcosa di fresco e dopo avere girato tutto in paese su e giù vengo a sapere che ne esiste solo uno che apre il sabato e la domenica. Passo in comune per il timbro e mi dicono che esiste un negozio di alimentari dove si può trovare qualcosa.

Ero passato davanti prima e non l’avevo visto! Sosta rifocillante e pausa piedi e poi si riparte sempre in salita.

Ora viene il tratto più duro di salita in mezzo ai campi di mandorli e pietraie per arrivare a Dolar, paesino più piccolo del precedente ma con mercato e bar aperto che sfrutto stante il caldo e lo sforzo fatto, timbro in comune.

Altra tirata fino a Ferreira dove c’è una bella fonte nella piazza principale che sfrutto anche per asciugare i piedi, timbro in comune anche qui ancora aperto e chiaccherata con una signora tedesca che abita qui da quando è in pensione ed è amante della natura e delle passeggiate in montagna, siamo quasi a 1300 metri.

Ultima tiratina di 3 km in mezzo ai mandorli con salita finale per scollinate e giungere in vista de La Calahorra, meta di oggi dominata da un imponente castello.

Il ricovero di oggi era già prenotato per cui sono a posto.

A Domani

Notizie sul castello (hanno diretto i lavori gli italiani)

Il castillo de La Calahorra si trova su una collina a 1250 m s.l.m. che domina visivamente il Marchesato del Cenete nel comune di La Calahorra, in Provincia di Granada.

L’edificio fu tra i primi a vedere l’introduzione dello stile rinascimentale nell’architettura civile spagnola. Sobria mole di carattere militare all’esterno, offre una immagine esteriore diversa dalla distinta decorazione presente invece al suo interno.

Il castillo de La Calahorra si trova sulla parte più elevata di una collina a sommità piana, luogo privilegiato per controllare le terre del Marchesato e le sue vie di comunicazione, formando parte, inoltre, di un paesaggio singolare nella fascia pedemontana della Sierra Nevada.

Gli scavi archeologici hanno dimostrato che prima della fortezza rinascimentale ne esisteva un’altra di epoca andalusa. L’attuale fu eretta al principio del XVI secolo dal figlio illegittimo del Cardinale Mendoza, che in questa comarca fondò un maggiorascato a favore del suo erede don Rodrigo Díaz de Vivar y Mendoza, primo Marchese del Cenete e Conte del Cid, quest’ultimo titolo posto in relazione al suo possesso della fortezza del mitico Cid Campeador a Jadraque, personaggio di cui si dichiarava successore e ne adottò i titoli. Don Rodrigo Mendoza eresse il suo castello-palazzo nel sud dell’altopiano, da dove si ha il miglior controllo visivo del territorio circostante.

Il progetto di La Calahorra dovette nascere nel corso del viaggio che don Rodrigo fece in Italia tra il 1506 e il 1508, durante il quale dovette far eseguire e ricevere i disegni per la decorazione del suo castello. D’altra parte, dall’inventario realizzato dal governatore di Valencia della biblioteca di don Rodrigo Díaz de Vivar[1], in buona parte ereditata da suo padre il Cardinale Mendoza, si evidenzia la eccezionale formazione umanistica della famiglia, fatto che risulta poi riflesso anche nel programma decorativo degli interni del castello. Con 632 volumi, la biblioteca disponeva di un’importante presenza di testi classici greci e latini, così come opere di letteratura, trattati di architettura e di filosofia di autori del Rinascimento italiano.

Edificato in breve tempo (la decorazione fu completata nel periodo 1509-1512), per la sua realizzazione di usufruì di parte della muratura della fortezza araba, che in precedenza si ergeva sulla collina e, per la sua decorazione, si importarono dall’Italia materiali, tecniche e artisti. Oggi non è possibile riconoscere la pianta originale dell’edificio; la direzione dei lavori fu assegnata in principio all’architetto segoviano Lorenzo Vázquez, che, per disaccordi con il Marchese del Cenete, fu sostituito con il genovese Michele Carlone. Questi dapprima lavorò nel suo studio di Genova, da dove fece inviare i marmi di Carrara già lavorati al porto di Almería, e successivamente si spostò a dirigere il cantiere del castello in modo da supervisionare il montaggio e il lavoro effettuato con materiali locali. La Calahorra è considerata la prima opera rilevante in Spagna in cui sia documentato il lavoro di artisti italiani, anche se per la diversa l’origine degli scalpellini che lavorarono le sue pietre (lombardi, genovesi e carraresi)