17a Tappa: Caceres – Embalse de Alcántara – Cañaveral

Km. 45 – 9 ore di cammino.
5 pellegrini incontrati in siesta
A Santiago mancano Km. 645 circa

Giro turistico per Caceres, bella città medievale molto simile alle nostre città toscane e umbre.

Le chiese sono tutte aperte e così riesco a visitare velocemente ed ottenere anche il timbro per la credenziale in quella di Santiago ( vedi foto della statua dell’apostolo in versione “Matamoros”).

In plaza Mayor sono tutti pronti per la partita della Spagna (che batosta), per cui mi accomodo in prima fila, anch’io, a un tavolo di un ristorante.

La cameriera, ragazza assai carina con fidanzato sardo, mi fa fare un percorso di vini locali e tapas particolari; ho bevuto ottimamente, mangiato altrettanto bene e pagato veramente poco, finalmente!

Dormito veramente male in un forno crematorio, pertanto alle 6 via!

La tappa fino a Casar de Caceres si svolge in gran parte su asfalto e su sterrato con entrata in paese in un bel viale pedonale con piante di tutti i tipi e giochi per bambini; il tutto veramente ben tenuto!

Avevo programmato una colazione ma gli unici locali aperti dopo le 8 di sabato sono i barbieri e le parrucchiere (ben 5) tutti gli altri sono già a nanna, senza colazione sarà duro affrontare gli altri 32 km che mi attendono, ma non ho alternativa: il sole è già ben alto in cielo!

Del paese da segnalare la produzione di ottimi formaggi, tanti i negozi ovviamente chiusi, chissà se il nome deriva da casaro?

Passata la ermita di Santiago inizia subito la salita all’altopiano che inizia in corrispondenza di una curiosa costruzione a pianta rotonda chiamato “Chozo”, da li si entra in una paesaggio quasi lunare: pascoli con massi erratici qui e là, mucche, tori e pecore al pascolo,(anche loro soffrono il caldo) si segue sempre le antiche vie pecuarie che a volte coincidono con la calzada romana.

A un “deposito” di miliari con il sole che già ha infuocato tutto, senza un albero che faccia ombra, mi fermo a fare colazione con una banana e una pesca, speriamo mi diano un pò di carica, dovrò razionare il bere oggi.

Il cantiere dell’alta velocità ferroviaria Madrid – Portogallo interrompe il cammino e  mi spinge a una serie di deviazioni, in quel mentre mi chiama Gigi e mi passa Ezio Avoledo: auguri per i suoi primi 90 anni!!!

Si scende quindi a Embalse de Alcántara sulla carretera N630(sempre lei).

Questo sbarramento che ha creato un enorme lago, almeno 5 volte quello di Redona e senza Muinta dove la mia famiglia oggi si sta divertendo, è stata creata nel 1969 dalla Hidroeléctrica Espanol ed è alimentata in gran parte delle acque de rio Tajo.

Inizia il lungo percorso sulla carretera che mi porterà a destinazione, circa 18 km, in quanto parte del percorso originario è interrotto e deviato dalle opere TAV ed è meglio quindi non rischiare.

Per strada incontro molti animali : bestiame al pascolo, uccelli, pesci, rettili e selvaggina (le cicogne però sono sparite).

La sete comincia a farsi sentire perciò devo programmare le soste per razionare l’acqua, dopo circa 8 km di asfalto, in corrispondenza del bivio per l’albergue che hanno costruito in riva al lago compare misteriosamente un bar, non è un miraggio, sono una coppia di francesi che hanno aperto da un mese, rifocillato immediatamente!

Qui trovo anche 5 pellegrini in siesta: le due signore tedesche di Fuente, chissà come saranno arrivate lì,una coppia di asiatici e una ragazza spagnola; purtroppo  non proseguono e vanno all’albergue, mai una volta che si possa fare un tratto in compagnia!

Riacquistate le forze faccio gli ultimi 10 km tutto di un fiato fino a Cañaveral spero di esserne ripagato.

Arrivo in paese e vado alla Posada “la campana” del buon Pedro che però è al completo, il tempo di una birra e vengo aggregato da un allegra compagnia e le birre diventato 5 senza poter pagare, sono ospite.

A fatica faccio gli ultimi 800 metri fino all’hostal dove trovo alloggio in una bella cameretta con tutti i comfort anche il condizionatore.

Il vecchietto che gestisce le camere, inizialmente scocciato perché ho interrotto la siesta, mi mostra dove stendere il bucato, la vecchia sala delle feste dove troneggia una vecchia macchina cinematografica, e mi racconta la storia del suo locale, tanto che alla fine mi risulta perfino simpatico.

Fatte le operazioni quotidiane mi addormento con l’ipad in mano.

Al risveglio, sono le 8, di corsa in paese per pagare un giro di birra, niente da fare: me ne rifilano loro altre tre e Pedro mi consegna anche la maglietta del locale con la scritta “paso mas tiempo en la campana que en mi casa”.

È stato bello passare una ora in compagnia di gente splendida, cordiale e ospitale con il povero pellegrino.

Segue cena e la stesura del racconto della tappa odierna (chissà quanti errori).

Adesso a nanna, ciao ciao.

“Le differenze del mondo hanno dato a ciascun popolo una diversa patria. Ma il mondo ha dato a tutti gli abitanti, capaci di amicizia, una casa comune: la Terra!”
Diogene Di Enoanda

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