8a Tappa – Pinos Puente – Mocclin – Alcalá la Real

Percorsi km. 38.2 in 6 ore e 57 minuti
Dislivelli: +999 -683

Solito giretto in paese per l’aperitivo, visita alla chiesa parrocchiale, fino ad oggi stranamente rispetto agli altri cammini tutte le chiese sono aperte.Rientro in hostal per la cena e per scambiare quattro chiacchiere con il pellegrino di Pamplona.Stamattina si parte in leggero anticipo, la tappa o meglio le due tappe di oggi, è piuttosto dura in modo particolare per il dislivello in salita.Lasciato il paese di Pinos Puente si risale una valle in mezzo agli ulivi, costante del giorno, fino al a paesino di Bucor, disabitato, dove la chiesa è inglobata in una casa privata.Si continua in dolce salita in mezzo agli ulivi fino al paese di Olivares dove trova alcune persone già al bar e quando non serve c’è ne sono addirittura due, ma non mi fermo in quanto è meglio prima affrontare la dura salita per Moclin.Questa sarà sicuramente la salita più dura del cammino, pendenza media 15%, tratti oltre il 20% lunghezza 3,5 km.
A metà salita breve sosta all’ermita della Nostra Signora de las Angustias, molto suggestiva.Quasi al termine della salita si vede il castello di Moclin in cima ad una rupe, che controllava tutta la valle fino ad Alcalá.Sosta all’unico bar del pueblo per una abbondante colazione, altre salite mi aspettano. Valicato Moclin in lontananza si vede già il castello di Alcalá e tutte le torri che vigilavano sulla vallate e facevano parte del sistema difensivo arabo.Ripida discesa in mezzo agli ulivi con viste spettacolari sulle valli circostanti e su una via ferrata che attraversa un cerro roccioso.Raggiunto il fondo valle dopo un tratto sulla carettera asfaltata si riprende di brutto a salire dritto per dritto in mezzo agli ulivi, quasi quasi questa salita è più dura della precedente ma per fortuna più corta. Si continua poi per sterrata fino ad una nuova salita che mi porterà verso Ermita Nueva, il primo bar del paesino è in ristrutturazione il secondo è ancora chiuso alle 12 ma per fortuna mi indicano un market fuori persorso dove posso dissetarmi, oggi ho veramente sudato 7 camisete.Via per gli ultimo 10 km con continui saliscendi e deviazioni del camino rispetto al percorso originale e senza vedere la meta.Con per fortuna una ultima salita si arriva in cima al paese (città da 20.000 abitanti) con in vista il castello, si scende e si sosta al primissimo bar, la sete è veramente tanta!!!Altro km fino all’alloggio che ho trovato per oggi in un appartamento in centro a un prezzo praticamente irrisorio, c’è tutto meglio di un hotel 3 stelle, compresa la lavatrice gratis.Ora sono stanco e ancora assetato e vi saluto, a domani.Alcune notizie su Alcalá :Alcalá la Real è situata a 71 km dal capoluogo provinciale Jaén e a 53 km da Granada lungo le pendici di un’aspra collina appartenente al sistema della Sierra Magina e detta La Mota, dominata da una possente fortezza araba, chiamata appunto Fortaleza de la Mota, in cui fino a pochi secoli fa si concentrava l’agglomerato urbano.Tale particolarità, unita dalla vantaggiosa posizione al confine tra la valle del Guadalquivir (con la quale è collegata dall’affluente Guadajoz) e la conca di Granada, ha determinato nei secoli l’importanza strategica di Alcalá la Real, che raggiunse il suo culmine nel medioevo quando si trovò lungo la frontiera tra il regno di Granada e gli stati cristiani.Probabilmente la zona fu uno degli ultimi luoghi abitati dall’uomo di Neanderthal.
A partire dalla tarda età del bronzo, nelle fasi iberiche antiche, si attestano insediamenti iberici minori, come i nuclei di La Gineta e La Mesa de la Ribera Alta. I primi rinvenimenti di strutture abitative e urbanistiche risalgono tuttavia ai Romani e sono ubicati precisamente nella collina della Mota. Tra i tesori archeologici dell’Alcalá romana si distingue in particolare una statua marmorea di Ercole, oggi conservata al Museo Archeologico Nazionale di Spagna, a Madrid.Nel 713, con la conquista araba, la città venne ribattezzata Qal’at, termine arabo che significa “città fortificata”. Nei secoli successivi, con il progressivo avvicinarsi della frontiera con gli stati cristiani, il re Al-Hakam II (961-976) fece realizzare una serie di torri di avvistamento per difendere la città dalle incursioni e dalle devastazioni dei Normanni; di quest’antica cintura difensiva rimangono ancora 12 torri su 15, tutte visibili dalla torre principale della Mota. Ma fu intorno all’anno 1000 che la Mota divenne una vera e propria fortezza, diventando uno dei cardini di difesa di Al-Andalus sotto l’egida della famiglia Banu Said.