14a Tappa – San Lorenzo Nuovo – Bolsena – Montefiascone

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Percorsi km 28 con 650 mt di dislivello positivo
5 ore e 40 minuti di cammino
Incontrati 5 pellegrini di cui 2 di ritorno da Roma

Cena ottima: maltagliati ai funghi e tartufo e saltimbocca alla romana classici, del resto non vi racconto è lascio alla vostra immaginazione!

Buona dormita, dopo diversi giorni, per cui oggi posso partire abbastanza riposato, ignorando le fatiche soprattutto di gola che oggi mi sono state assegnate.

All’alba si parte con la vista gennaio spazia sul lago di Bolsena, perla azzurra del Lazio.

Lasciata la Cassia, per boschi, prati e campi coltivati usufruendo di stradine secondarie che a volte si aprono on vedute suggestive sul lago, accompagnati da un coro di diverse spendi volatili, sempre con i soliti saliscendi giungo velocemente a Bolsena, bella cittadina origini remote, che sa il nome al lago.

Arrivo proprio difronte alla raccolta Monaldeschi ed entro nel borgo medievale ancora intatto.

La città di Bolsena è posizionata sulla sponda settentrionale del Lago omonimo, formatosi oltre 300.000 anni fa in seguito al collasso calderico di alcuni vulcani appartenenti alla catena dei monti VolsiniVolpini.

Mi fermo a fare colazione e a visitare la basilica di Santa Cristina che nell’agosto del 1976 papa Paolo VI l’ha elevata alla dignità di basilica minore.

IP quanto riguarda la santa il racconto narra di una giovane undicenne di nome Cristina, che per la straordinaria bellezza venne segregata in una torre dal padre Urbano, ufficiale dell’imperatore, in compagnia di dodici ancelle. A nulla valsero i tentativi del padre di costringere la figlia, divenuta cristiana, a rinunciare alla sua fede; il padre passò allora dalle blandizie alle percosse: la fece flagellare e rinchiudere in carcere e in seguito la consegnò ai giudici che le inflissero vari e terribili supplizi. Nel carcere dove fu gettata a languire venne consolata e guarita da tre angeli. Venne poi condotta al supplizio finale: legatale una pesante pietra al collo, la gettarono nelle acque del lago; la pietra però, sorretta dagli angeli, galleggiò e riportò a riva la fanciulla. A quella vista Urbano non resse a tanto dolore e morì. Cristina fu ricondotta in prigione e a Urbano successe un altro persecutore di nome Dione. I giudici tornarono a infierire su di lei condannandola a terrificanti quanto inefficaci torture fino a quando non la uccisero con due colpi di lancia

Il 24 luglio (quindi Cristina preparati) si svolge la Sacra rappresentazione dei Misteri di Santa Cristina: alcuni quadri viventi, detti Misteri, vengono allestiti per ricordare le sofferenze della santa bambina. La processione con la statua della santa sosta davanti a ciascuna rappresentazione, percorrendo la strada dalla Basilica fino alla Chiesa del Santissimo Salvatore. I costumi e l’allestimento sono particolarmente curati e le suddivisioni dei ruoli e dei diversi allestimenti seguono una tradizione che si tramanda di padre in figlio. La mattina successiva la processione con la Santa parte dalla Chiesa del Santissimo Salvatore fino a ritornare a Santa Cristina, sostando davanti a nuove rappresentazioni che vengono allestite.

Per quanto riguarda il mistero eucaristico avvenuto a Bolsena nel 1263 si narra che prete di origine boema, durante la celebrazione dell’Eucarestia sulla tomba di Santa Cristina, avrebbe avuto dei dubbi sulla transustanziazione. D’un tratto del sangue, sgorgato dall’Ostia consacrata, bagnò il corporale e i lini liturgici. Papa Urbano IV, che si trovava nella vicina Orvieto, fu informato dell’accaduto e mandò il vescovo Giacomo per controllare la situazione, con il compito di portare con sé il sacro lino insanguinato. Nel 1264 il Papa promulgò la Bolla Transiturus che istituiva la Festa del Corpus Domini. A Bolsena sono custodite le sacre pietre, di cui una è sempre esposta alla venerazione dei fedeli.

In basilica riesco anche ad intercettare il parroco che mi appone il miglior timbro fino ad oggi sulla credenziale.

Ripreso il cammino inizia un saliscendi impegnativo che passando per freschi boschi, con vedute suggestive di tanto in tanto sul lago, mi porta ad affrontare l’ultima impegnativa salita al centro di Montefiascone.

Le radici del toponimo Monte Fiascone (dovuto al fatto che si trova a 600 m s.l.d.m.) sono forse da far risalire a un mons faliscorum, con riferimento ai falisci, che sarebbero approdati da queste parti dopo la distruzione dei vari centri dell’ager faliscus ad opera dei romani.

La cittadina ha ovviamente origine remote e fu un importante crocevia del sistema viario romano (vedi la vía Cassia che percorro da giorni).

Fu dimora estiva dei papi fino alla fine del 1500 ed infatti sono salito fino a quello che rimane della rocca, dopo avere visitato anche la Cattedrale di Santa Margherita.

Qui sono stato 35 anni fa con Gigi e Franco per una magnata vista lago in una trattoria che ancora oggi esiste: da Paolo al belvedere che ancor oggi esiste e nella quale mi sono fermato a pranzo che vi lascio immaginare. Mi sono in parte limitato, ma come se fà? Paolo, che gestisce il locale da 41 anni, alla fine mi ha intrattenuto edanche offerto un paio di digestivi.

Non mii fermo qui è seppur traballante mi incammino verso la domus peregrini a circa 3 km da fare in discesa sul vecchio basolato romano (via originale) dove mi lascio trasportare dalla storia: qui sono passati proprio tutti, Cesari, Papi, imperatori, legionari ed anche pellegrini che sono gli unici passare ancora oggi! INEBRIANTE.

Arrivo alla domus dove mi stavano aspettando per il pranzo e dove trovo altri pellegrini, ma questa è un’altra storia che vi racconterò domani.

CIAO.

Curiosità di Montefiascone :
Est! Est!! Est!!! di Montefiascone, ovviamente è un vino.
Il nome deriva da una leggenda. Nell’anno 1111 Enrico V di Germania stava raggiungendo Roma con il suo esercito per ricevere dal papa Pasquale II la corona di Imperatore del Sacro Romano Impero. Al suo seguito si trovava anche un vescovo, Johannes Defuk, intenditore di vini (che strano). Per soddisfare questa sua passione alla scoperta di nuovi sapori, il vescovo mandava il suo coppiere Martino in avanscoperta, con l’incarico di precederlo lungo la via per Roma, per assaggiare e scegliere i vini migliori in ogni luogo in cui passavano. I due avevano concordato un segnale in codice: qualora Martino avesse trovato del buon vino in una locanda, avrebbe dovuto scrivere est, ovvero “c’è” vicino alla porta della locanda, e, se il vino era molto buono, avrebbe dovuto scrivere est est. Il servo, una volta giunto a Montefiascone e assaggiato il vino locale, non poté in altro modo comunicarne la qualità eccezionale. Decise quindi di ripetere per tre volte il segnale convenuto e di rafforzare il messaggio con ben sei punti esclamativi: Est! Est!! Est!!! Il vescovo, arrivato in paese, condivise il giudizio del suo coppiere e prolungò la sua permanenza a Montefiascone per tre giorni. Addirittura, al termine della missione imperiale vi tornò, fermandosi fino al giorno della sua morte (avvenuta, pare, per un eccesso di bevute). Venne sepolto nella chiesa di san Flaviano, dove ancora si può leggere, sulla lapide in peperino grigio, l’iscrizione: «Per il troppo EST! qui giace morto il mio signore Johannes Defuk». In riconoscenza dell’ospitalità ricevuta, il vescovo lasciò alla cittadinanza di Montefiascone un’eredità di 24.000 scudi, a condizione che ad ogni anniversario della sua morte una botticella di vino venisse versata sul sepolcro, tradizione che venne ripetuta per diversi secoli. Al vescovo è ancora dedicato un corteo storico con personaggi in costume d’epoca, che fanno rivivere questa leggenda.

Detto del giorno :
TROVA TEMPO PER AIUTARE GLI ALTRI, LA GIORNATA È TROPPO BREVE PER ESSERE EGOISTA.

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