25a Tappa – Toro – Zamora – Puebla de Sanabria

Percorsi km 39 e qualcun altro con il treno

Dopo aver pianificato la giornata di domani che mi porterà parecchio avanti, esco a visitare Toro. Giro per le calli della città alla ricerca della Plaza de Toros, é una delle poche interamente in legno ed è stata recentemente restaurata, purtroppo é chiusa. Vado quindi a visitare la Collegiata di Santa Maria, del XII secolo in stile romanico “zamorano”; conserva una quantità di statue di quella epoca in pietra decorata è una chiesa molto più spoglia rispetto alle grandi cattedrali visitate ma molto più raccolta. Riesco anche a mettere il sello sulla credenziale.

Esco e faccio un giro per la vie e piazze principali gremite di gente per fermarmi al museo del vino, quale luogo migliore per una serie di assaggi accompagnati da tapas? I vini sono veramente di ottimo livello, approfondiremo. Rientro alle 9 per la cena, buona e accompagnata da un altrettanto ottimo vino rosso e poi a nanna.

Stamattina, come da programma, alle 5.30 sono in strada, ho dormito poco chissà perché anche l’anno scorso mi era successo nella tappa prima di Zamora ma quella volta c’era un motivo questo anno no, sarà il vino di ieri sera?

Per fortuna ho con me il GPS con i percorsi precaricati altrimenti per uscire da Toro sarei impazzito, anche se era buio non c’era ombra in giro di frecce o altre segnalazioni. Uscito dalla città ho passato il Duero su un ponte di ferro di inizio 900 per poi trovare le segnalazioni della GR 14; con la pila frontale, per stradine di campagna in mezzo a campi di mais, procedo seguendo il corso del fiume.

Al levar del sole mi trovo in mezzo al fango, provocato dagli irrigatori, per un bel tratto; non voglio nemmeno immaginare cosa possano provare i pellegrini nelle giornate di pioggia, 1000 volte meglio soffrire il caldo.

Sì esce poi sulla strada provinciale di Zamora che dovrò seguire quasi fino a destinazione, tutto questo asfalto non è  il massimo per questa ultima tappa. Comunque avanti tutta sempre in mezzo al mais e ai girasole con, per fortuna, pochi camion e auto.

Dopo una ventina di km arrivo a Villalazán, piccolo paesino agricolo dove speravo di trovare un bar aperto, ma l’unico esistente è chiuso; per fortuna c’è un piccolo negozio di alimentari dove compro quello serve per la colazione e per idratarmi, consumo il tutto seduto su ha cassetta di frutta sul marciapiede.

Riprendo sempre la carrettera asfaltata seguendo per un lungo tratto un canale di irrigazione fino ad arrivare nei pressi di un centro sportivo di nuova costruzione con tribune coperte che ha come entrata due basse torri medioevali, nel piazzale occupato dalle erbacce c’è un albero metallico strano con una set di lampade e di pannellini fotovoltaici. Chissà cosa ci fa questa struttura in mezzo al nulla?

All’entrata del paese di Villaralbo trovo un castello cintato da due cerchie di mura di recente costruzione, con statue di guerrieri a cavallo e di guardia sulle mura; nei torrioni dell’ingresso principale si trovano addirittura 2 cannoncini. Si tratta di una costruzione di proprietà di una azienda riservata ai clienti Vip e ai convegni, secondo me sono matti!

In paese mi fermo a far rifiatare i piedi nella piazza del comune dove poi entro per il timbro. Qui ci sono molti bar ma tiro dritto perché Zamora è a portata di mano; esco per una strada secondaria  in mezzo ai campi ma piuttosto trafficata e in una ora abbondante arrivo direttamente in città, nei pressi del ponte romano che ho già attraversato l’anno scorso; il belvedere sul fiume e la città vecchia è sempre spettacolare. Salgo in città passando per l’albergue che è  chiuso fino alle due, timbro in una bella chiesa e breve tour per il centro. La città, oltre alla cattedrale e le mura, è ricchissima di chiese romaniche molto ben conservate; faccio anche un tour per il mercato è mi dirigo infine in stazione.

Finisce qui, dopo oltre 800 km il cammino del levante, obiettivo di quest’anno. Ora dovrei proseguire per la via de la plata e il cammino sanabrese. Per riuscire però a tornare a casa in tempo utile per non essere licenziato dal lavoro ho deciso, a malincuore, di saltare alcune tappe già percorse l’anno scorso, così da poter avere i giorni necessari per raggiungere in tempo l’oceano e congiungerlo idealmente con il mare mediterraneo da dove sono partito.

Pertanto ora sto andando dritto dritto a Puebla de Sanabria con il treno da dove sto scrivendo queste note.

A Domani.

 

  

  

  

  

  

  

  

  

  

  

24a Tappa – Siete Iglesias de Trabancos -Toro

Percorsi km 34

Pomeriggio e serata di riposo, oggi a parte il distributore di carburante a fianco all’hostal, non c’è nulla da visitare. Verdejo come aperitivo in attesa della cena, ottimo, della bodega Bulfon, poi cena normale con contorno di aglio ai funghi e infine a dormir.

Alle sei pronto all’apertura del bar così, per una volta, mi prendo un buon caffè americano e poi via.

Ritorno in paese che attraverso ancora una volta in discesa per poi arrampicarsi in salita verso la prossima meseta, l’aurora di oggi ha dei colori veramente fantastici peccato sia di spalle, ma ogni tanto mi giro ad ammirarla. Sempre dritti con continui saliscendi fino ad incrociare la prima freccia della giornata nei pressi di una pineta. Dalla sommità di un dosso si vedono in lontananza le luci di una grande città, è sicuramente Toro, ma mancano poco meno di trenta km.

Il percorso si fa sempre più ondulato man mano che ci si avvicina alla valle del fiume Duero. Il Duero con i suoi 897 km, è il terzo fiume più lungo della penisola iberica (dopo il Tago e l’Ebro); 572 km li percorre in Spagna, mentre per ben 112 km segna la linea di confine della medesima con il Portogallo e percorre i rimanenti km in territorio esclusivamente portoghese. La sua valle come poi vedremo è una rinomata regione vitivinicola.

Nelle pinete che attraverso gli uccelli si stanno svegliando e fanno un baccano della madonna al mio passaggio, nel frattempo il tipo di terreno cambia e diventa molto sabbioso, più sotto stanno irrigando il mais e anche la strada è infangata, incontro un contadino già al lavoro che saluto vicino a un gran campo di asparagi.

Arriva il sole mentre scendo verso in paese di Castromuño dove incontro due cani dell’atteggiamento bellicoso, mi fermo in posizione di difesa ma fortunatamente sopraggiunge la loro padrona e proseguo senza lottare. Attraverso tutto il paese in salita incontrando un paio di persone e passando davanti ad un forno del pane da dove esce un profumino che mi fa quasi svenire, ma tengo duro e proseguo.

All’uscita si scende dietro al cimitero per ripido sentiero ad un Rio, fortunatamente è asciutto altrimenti avrei dovuto togliere gli scarponi e guadarlo, i vantaggi del mese di agosto. Trovo più avanti le segnalazioni bianco-rosse della gran route 14 che mi accompagnerà questi due giorni, la GR 14 é un sentiero naturalistico che segue il corso del Duero ed è lungo 755 km, quasi quasi…

Inizia una serie di discese spacca gambe e salite rompi fiato veramente impegnative che mettono a dura prova il camminante fino a scendere definitivamente al paesino di Villafranca del Duero; poco prima faccio qualche piccola doccia con l’irrigazione e passo innanzi a diverse cantine scavate nella collina con i tipici comignoli che un tempo erano usati per scaricare l’uva e che ho avuto modo di visitare a Reliegos nel camino frances. Sosta all’unico bar per bere qualcosa e far riposare i piedi. I pochi vigneti che ha visto sin qui così come il mais sono stati in parte distrutti da una forte grandinata, le viti in particolare sono quasi senza foglie ed i grappoli, quelli che restano, decimati.

A Villafranca il campanile della  chiesa ha una forma molto strana, sembra quasi un torrione di un castello medioevale.

Sì segue ora, fino a Toro, una stradina quasi parallela al corso del fiume in mezzo a campi di mais, barbabietole e immensi pioppeti nonché una fitta rete di canali di irrigazione. Dopo molti giorni fanno la comparsa le farfalle ed alcuni fiori e predomina finalmente il colore verde. In parte ad un grande canale sopra un terreno roccioso risparmiato dalla bonifica si trova una specie di chozo ora in rovina.

Alla fine di questi campi mi fermo per la pausa piedi in ricovero agricolo sotto un pergolato di uva da tavola, che non risparmio, oggi le temperature sono decisamente in rialzo, siamo abbondantemente sopra i 30 gradi. Sempre seguendo il fiume ci si avvicina finalmente alla città dopo aver passata una urbanizzazione di casette con piscina e maneggio. Bisogna fare un largo giro per poter oltrepassare il Duero sopra il ponte medioevale ora abbandonato e in rovina, nel fiume scaricano le fognature della città, è una schifezza. Ora bisogna risalire l’erta collina (100 metri di dislivello) per giungere in città, in parte per strada e in parte per ripido sentiero fino a sbucare davanti alla bella colleggiata di Santa Maria. In breve trovo l’hotel dove ho prenotato: oggi sistemazione di lusso a un prezzo modico.

Finalmente una doccia comoda con scarico funzionante che sfrutto a dovere, poi una buona cerveza ghiacciata ed uno spuntino mentre scrivo queste note.

Toro è una città di 10.000 abitanti, castro romano sulla via da Merida a Astorga, protetta dalla posizione su un altura protetta dal fiume Duero. È famosa per i suoi vini tinti sin dalla antichità, Alfonso IX, re di León, disse «Tengo un Toro que me da vino y un León que me lo bebe». Ora è una delle migliori zone di produzione del vino rosso della Spagna insieme alla Rioja, Ribera del Duero e il Bierzo. Piú tardi farò un giro di enoteche e vi notizierò. Da visitare anche la Collegiata di Santa Maria la Mayor del XII secolo.

Ciao ciao.



  

  

  

  

    

  

23a Tappa – Medina del Campo – Siete Iglesias de Trabancos 

Percorsi km 27, alla faccia della tappa breve!

Altra lunga camminata per visitare il castello della Mota, anche se visto solo all’esterno ne valeva proprio la pena. In questo castello è stato detenuto Cesare Borgia, figlio di papa Alessandro IV, come al solito il “Valentino” è riuscito a fuggire anche da qui (in precedenza era evaso dal castello  di Chinchilla dove sono passato 15 giorni or sono) calandosi con una fune troppo corta e facendo un salto di almeno 4 metri. Ovviamente era stato aiutato ma sicuramente è stato un grande personaggio dei suoi tempi (è sepolto “fuori” dalla chiesa di Viana in Navarra sul camino frances).

Nel ritorno ho scoperto una scorciatoia che mi fatto risparmiare più di un km all’andata era dnascostadentro il sottopasso senza nessuna indicazione.

Non stanco, ho visitato poi la Collegiata di San Antonin, patrono della città, con una guida che ha spiegato al gruppo di cui facevo parte tutti i particolari della complessa costruzione che va dallo stile gotico al barocco; interessante.

Aperitivo ai chioschi della feria (fiera) locale nella piazza principale, cena a ora tarda notte come da usanza locale e poi nanna.

In cammino poco prima del levar del sole con una uscita abbastanza rapida dalla città fino a oltrepassare la ferrovia Ave appena ultimata e quella regionale che ho avuto per campagna alla mia sinistra per metà del tragitto odierno.

Ieri la direzione di marcia era da sud a nord, oggi si va decisamente a ovest, abbandonando il cammino del sureste che era accomunato a quello del levante nelle ultime tappe. Ora il sureste punta verso Benavente e Astorga dove si congiunge con il francese, il mio cammino mi porterà a Zamora dove arriva la via dela plata percorsa l’anno passato.

Il sentiero in mezzo a campi con il fiume Zapardiel sulla destra, dove sta atterrando uno stormo di anatre mentre si alza il sole. la zona è ovviamente tutta verde, con diversi campi di mais. Poi si cominciano a vedere una serie molto estesa di vigneti ovviamente di Verdejo della doc Rueda uno miei migliori vini bianchi di Spagna. Mucche e cavalli al pascolo, mentre il sentiero si inoltra in mezzo all’erba verde e alta, è la prima volta che la calpesto dall’inizio del cammino, durerà poco. Per vigne, con l’uva cruda, si passa a fianco del paesino di Dueñas de Medina dove c’è una cantina molto ben attrezzata con anche due macchine vendemmiatrici nuove di stecca.

Raggiunta una sommità, allontatomi dal fiume, si apre di nuovo una lunga e larga meseta che dovrò attraversare, sono coltivati oltre a soliti cereali, girasoli e campi di barbabietole, molti terreni sono già arati e pronti per la semina. Alla fine di questa meseta, compaiono i primi cippi segnavia della giornata e si ripassa di nuovo la ferrovia. Poi trovo sulla sinistra una grandissima vigna, sarà lunga almeno 3 km, larga non so; mi scappa l’occhio e noto una vite di uva rossa in mezzo a quelle di bianca, quella é matura perciò sparisce subito un grappolo. Alla fine della vigna, in discesa, si arriva a Nava del Rey, grosso paesotto agricolo, dove mi fermo a fare colazione al modico prezzo di 2 euro.

Uscito dal paese, dove stanno smontando le transenne dell’encierro tenutosi nei giorni scorsi, si passano una decina di km di mesetas con forti ondulazioni e conseguenti saliscendi, con il sole che comincia a picchiare anche se soffia una fresca brezza.

È tutto un alternarsi di campi di girasole, campi arati e qualche piccola pineta per poi arrivare in vista della destinazione di oggi che raggiungo con una buona ora di cammino.

Entro nel paesino oltrepassando la autovia de la plata e incrociando la statale per Salamanca. L’hostal si trova vicino all’uscita dall’autostrada ma decido di andare subito in paese per timbrare la credenziale all’ayuntamento; per arrivarci bisogna discendere tutto il pueblo ma per fortuna trovo una impiegata che cortesemente sbriga la pratica.

Delle sette chiese esistenti un tempo ne rimangono solo due in piedi , io ne trovo una, quella di San Pelayo che ovviamente è chiusa, l’altra è un ermita e chissà dove si trova.

Oltre alle sette chiese c’erano una volta 2 castelli che non esistono più.

Ritorno in salita sui miei passi e raggiungo l’hostal dove mi sistemo ottimamente.

Pomeriggio di riposo senza uscita serale, al massimo potrei fare due passi sull’autostra!

Ciao a tutti.
   
    
    
  
    
    
    
    
    
    
   

22a Tappa – Arévalo – Medina del Campo

Percorsi km 36

Giro per la città di Arevalo alla ricerca della polizia local che trovo velocemente presso l’ayuntamento e così chiudo subito la pratica del timbro. Il centro storico della città era un tempo racchiuso tra le mura, oggi resta unicamente una porta davanti alla quale é stata ubicata una statua della regina Isabella di Castiglia. La città è ricca di Piazze tutte contornate da abitazioni con un portico supportato da colonne in legno o pietra così come è ricca di chiese ovviamente tutte chiuse. C’è parecchia gente in giro ed i bar sono affollati, molti anche i ristoranti tutti ovviamente propongono il cochinillo asado nel forno a legna. 

Rientro nell’hostal alle 8.15 sperando di cenare ma mi dicono che mi faranno un piacere anticipando l’orario alle 9.15, niente maialino oggi è lunedì e bisogno aspettare domani. Passo questa ora prendendo come aperitivo un buon verdejo di Rueda con degli stuzzichini. Alle 9.45 finalmente riesco a cenare, alla faccia del favore, per fortuna almeno in modo discreto ma ad un prezzo esagerato. Sconsiglio vivamente l’hostal del Campo di Arevalo a tutti.

Stamattina partenza di buon ora, la giornata si presenta stellata perciò il sole oggi spenderà. Lascio la città passando per un ponte medioevale, si dice edificato sopra uno romano, addentrandomi poi in una zona industriale dove si perdono le frecce. Il GPS stavolta toppa e mi manda in mezzo ai campi in una nuova lottizzazione industriale, seguo l’intuito e dopo un paio di km ritrovo le segnalazioni. È il cambio di provincia tra Àvila e Valladolid, potevano anche mettersi d’accordo!

Il sole sorge mentre entro a Palacios de Goda, piccolo paesino agricolo, deserto a quell’ora. Passato il piccolo cimitero si apre una estesa meseta coltivata a cereali, patate, barbabietole, qualche vigneto e molti campi di girasole. Dopo alcuni km si passa per il villaggio abbandonato di Honquilana di cui rimane in piedi solo qualche muro perimetrale delle case. Subito dopo trovo un pietra miliare con segnato 463 km a Santiago, ne troverò altre.

Proseguo sempre in mezzo alla meseta fino a intravedere il paese di Altaquines che si trova al di là della autostrada; è l’unico posto per poter fare colazione per cui ho dovuto fare una deviazione di un paio di km oltrepassare l’autovia su una passerella per entrare in un bar dove ho trovato il barista molto scortese e anche qui la colazione cara! sarà l’aria?

Sì prosegue sempre in mezzo alla meseta fino a San Vicente de Palacio, entrata in mezzo al letame ed alcune stalle per poi trovarmi nel paesino comunque pulito dove tutti i vecchietti facevano la fila al furgone del pane, tutti mi salutano e mi augurano  buon viaggio; qui non c’è nessuno negozio ne tanto meno un bar. Piú avanti in mezzo a campi trovo una persona seduta all’ombra della scarpata con quattro cani che sembra tranquilli, saluto e avanti.

Ora in lontananza si vede Medina, la strada diventa la via di servizio dell’autostrada che ho sulla destra e la meseta sulla sinistra. Per non sentire il rumore dei mezzi uso le cuffie ed ascolto la compilation che Claudio mi ha preparato, posso così trascorrere tranquillamente gli ultimi 10 km.

Sì entra in città passando per l’Ermita di San Rocco ed in lontananza si vede l’imponente castello de la Mota. Arrivo in centro e alla polizia locale faccio subito il timbro di rito e poi mi dirigo in Plaza Mayor dove alloggio in un modesto hostal con una cameretta molto ben curata e linda, ottima sistemazione a prezzo onesto.

Medina del Campo è una città di circa 22.000 abitanti di origine preromana, ricca di storia e di monumenti che proverò poi a visitare. Per restare in tema qui vi morì nel 1504 la Regina Isabella la Cattolica e il suo corteo funebre attraversò da qui tutta la Spagna, e molti dei paesi che ho passato in questi giorni, fino a Granada dov’è sepolta nella cattedrale.

Ciao.

    
    
 
    
  
    
  
    
  
    
 

21a Tappa – Gotarrendura – Arévalo

Percorsi  km 30

Prima di cena, seguendo il consiglio dell’impiegata comunale che mi aveva indicato dove abitava il custode, sono andato a visitare il “Palomar de Santa Teresa”. Si tratta di una casetta dove vivevano e nidificavano le colombe, oltre 300 loculi; faceva parte della proprietà della madre della santa e sorgeva a lato della casa natale oggi non più esistente. Nel sito stanno facendo degli scavi e opere di conservazione e restauro di quanto esistente. L’edificio delle colombe è presumibilmente del 1300, il tetto è stato rifatto ma i muri in mattoni di fango e paglia con le buche sono originali.

Ho avuto poi modo di visitare la casa museo del pittore Lopez Berron, pittore principalmente paesaggistica vivente dove erano esposte diverse sue opere. Il museo etnografico è ubicato in usa casa nel centro del pueblo restaurata nelle condizioni originali di inizio 800 e vi è conservata una collezione di oggetti di antiquariato veramente preziosi su gli usi e costumi dell’epoca e successivi. Gli ambienti su 3 piani, con porte di altezza massima 160 cm, sono perfettamente arredati così come la cantina conservata come ai tempi in cui producevano il vino il questa zona. Interessante in modo particolare un carro del 1955 con le decorazioni originali in perfetto stato di conservazione.

Oggi partenza Prima dell’alba, la giornata si promette serena, ci sono solo alcune nuvole ad est che piano piano spariranno dopo la levata del sole.

Il cammino scorre parallelo ad una strada asfaltata fino a Hernansancho, dove ci si inoltra per una stradina all’interno di una meseta che mi porterà a Villanueva de Gomez, poco prima incontro due anziani che camminano in senso opposto e mi augurano buon viaje. Da un paio di giorni sono spuntati all’inizio dei paesini e presso le chiese dei cruseiros, grandi croci di pietra poste sui cammini dei pellegrini così come cominciano a vedersi i nidi delle cicogne sui campanili delle chiese. Ho trovato un paio di greggi di pecore al pascolo nei recinti. Nel frattempo il paesaggio si fa più ondulato, con coltivazioni di mais, cipolle insalata riccia ed alcune serre fino ad arrivare a Tiñosillos, qui mi fermo al bar per una veloce colazione con pane tostato, olio di oliva e pomodoro fresco; all’estero del bar devono fare ancora le pulizie dalla sera prima: è una porcilaia!

Passato questo paese mi inoltro in una grande pineta di pini marittimi su una stradina con il fondo sabbioso come quelle delle nostre località marittime.

Una curiosità: su quasi ogni pino maturo hanno fatto degli intagli nella corteccia ed applicato delle scodelle in plastica per la raccolta della resina come si può vedere dalla foto.

Il percorso, di oltre 15 km fino a destinazione, si svolge quasi tutto sull’intero della pineta con un solo tratto di un paio di km di asfalto; poco prima di arrivare ad Arevalo ho in incontrato tre struzzi che stavano tranquillamente pascolando all’interno di un recinto; ho incontrato anche diverse persone che camminavano in compagnia dei cani in diversi posti della pineta.

Arrivo ad Arevalo e mi sistemo in un hostal in centro, caro, dove mi sanno una delle peggiori stanze fino ad oggi, c’è perfino lo specchio del bagno con le luci finte, per oggi mi adatterò.

Arevalo è famosa per il “Tostado” ovvero il cochinillo asado che non é altro che un maialino di latte di 2 o 3 kg fatto al forno, ora esco e vedo se ne posso mangiare un paio per cena. La cittadina di quasi 9000 abitanti è la più grossa della provincia dopo Àvila, ricca di chiese e monumenti, qui vi ha passato l’Infanzia la regina Isabella la Cattolica.

Buona serata.

  

  

  

20a Tappa – Àvila – Gotarrendura

Percorsi km 24

Ho avuto poco tempo per visitare Àvila ma sono riuscito a vedere la cattedrale e la chiesa di Santa Teresa nonché a fare un giro in lungo ed in largo della città vecchia completamente circondata dalle mura che la rendono famosa. In ogni piazza chioschi e feste e un sacco di turisti, ci sarebbe sicuramente bisogno di un giornata per una visita approfondita.

Cena in hotel, ho assaggiato mezzo chuleton de Àvila ovvero qualcosa di simile a una grande costata, buono.

Oggi sveglia alle 6.30 così ho potuto dormire di più e recuperare dalla fatica di ieri perché oggi la tappa è breve, solo 24 km.

Quando parto è già giorno, per una volta, attraverso in discesa tutto il centro storico e esco da una porta nelle mura trovandomi di fronte all’albergue dei pellegrini per poi passare il rio su un ponte medioevale. Risalgo fino al Mirador da dove posso godere della magnifica vista della città e dalle sue mura.

Una piccola considerazione sulle segnalazioni del percorso che nella provincia di Àvila sono veramente ben curate anche all’interno della città, è veramente difficile perdersi.

Il percorso per la prima parte si svolge su strade asfaltate, ma oggi è  domenica per cui niente traffico, fino a Tornasillos de San Leonardo da dove si prende una stradina che si inoltra in una dehesa incolta tutta sassi giganti.

Oggi la traccia GPS è diversa dal cammino segnato che comunque seguo; è una serie di cammini: levante, sureste e altri della ruta de Santa Teresa. Proseguo in discesa verso una cava di pietra dove si è formato anche un laghetto popolato da anatre e cominciano ad apparire i conejos selvatici che oggi  vedrò molto numeri o per parecchi km con le loro tane scavate sulle scarpate ai margini della strada. Oggi riesco anche a scattare parecchie foto.

Si passano poi alcune vallette con dei saliscendi all’interno di pascoli dove trovo parecchie mucche con delle corna giganti e anche un toro nero da corrida dall’apparenza tranquilla ma è meglio tenersi alla larga perché non ho alcun strumento di battaglia e men che meno un cavallo per scappare.

Passato il paese di Cardeñosa si riprende in  discesa passando ancora una serie di vallette in mezzo ad arbusti che fanno una buona ombra e tratti di strada lastricata sicuramente ai tempi dei romani.

Alla fine si risale una altura ai piedi della quale si estende, a perdita d’occhio, una meseta castigliana che dovrò attraversare in questi giorni fino a passare Zamora.

In mezzo infiniti campi di cereali mi avvicino piano piano alla meta di oggi che si intravede in lontananza.

Arrivo in paese e dal bar esce la signora, impiegata comunale, alla quale avevo telefonato per avere informazioni sull’albergue, mi stava aspettando. Mi porta subito in comune per la registrazione e il timbro della credenziale e poi mi accompagna nell’alloggio. Sono il 225 ospite di quest’anno è undicesimo di questo mese. La sistemazione è buona anche oggi, mi trovo nell’albergo turistico comunale e sono unico ospite di tutta la struttura.

Torno al bar per mangiare qualcosa e poi una buona doccia.

Gotarrendura è un paesino che di inverno è abitato da solo 80 persone ma che d’estate si popola fino ad arrivare ad oltre 200. Molto ben curato è pulito, ha ha anche un sito web molto bello e attuale.

È famoso soprattutto perché vi è nata Santa Teresa e spero di poter visitare il museo piú tardi.

Ciao.

  

  

  

  

  

  

  

  

19a Tappa – Cebreros – Àvila

Percorsi km 42 – Dislivello 1250+ / 850- Altitudine max 1385 mt slm

Cebreros, paese di 3300 abitanti, é in festa. Sono state organizzate tre corride per venerdì, sabato e domenica in più c’è anche l’encierro che consiste nel trasferimento dei tori verso il luogo della corrida attraverso tutto il paese che viene transennato.

Dal comune (Ayuntamento) parte la banda verso la Plaza de Toros da dove accompagnerà lo spettacolo suonando le musiche caratteristiche.

Riesco a trovare un buon posto per lo spettacolo, nell’arena è presente più o meno metà paese, bambini compresi tutti attrezzati con panini e bibite, il solo pellegrino è a mano e pancia vuota.

Lo spettacolo del venerdì riguarda la corrida a cavallo e consiste in un cavaliere che girando con il cavallo trafigge il toro con una serie di picche fino a sfinito per poi dargli il colpo di grazia.

I cavalli sono appositamente addestrati per questa specifica attività e per ogni toro ne vengono cambiati anche più di due. Lo spettacolo dura un paio di ore per un totale di sei tori uccisi.

A cena e poi a dormir domani affronterò la tappa più  dura di tutto il cammino.

Partenza prima delle sei, le vie del paese sono ancora piene di gente, per lo più giovani, in gran parte ubriachi; parecchi bar sono aperti e con le auto con la radio a tutto volume è discoteca in ogni angolo di strada.

Partenza con salita decisa su sentiero sassoso di montagna che in poco tempo mi porta al primo valico della giornata, 250 metri dislivello in soli 1500 metri, sono subito scaldato anche se tira un vento molto fresco ma più moderato di ieri. Dal valico si continua a salire fino ad un altopiano che attraverso sempre al buio con l’ausilio della pila frontale.

Sì fa giorno e continuo ad avanzare sempre in salita in mezzo a pascoli, la giornata per il momento è nuvolosa ma dovrebbe migliorare. Piú o meno a 1200 metri si inizia la discesa prima in mezzo a bovini al pascolo poi per strada in un paesaggio lunare fatto da grossi massi fino ad arrivare sopra il paesino di San Bartolomè di Pinares, dove, dopo una discesa verticale spacca gambe, faccio una sosta per la colazione. Anche qui è festa, fervono i preparativi per il mercato medioevale che si terrà oggi. Procedo fino alla fine del paese per poi risalire su di un colle e ridiscendere dalla parte opposta sino a giungere El Erradon de Pinares altro piccolo paesino incassato in una stretta vallata.

Da li inizia la salita più lunga di oggi dagli 800 metri ai 1400 di quota, dapprima per strada asfaltata per poi passare a un sentiero adatto più alle capre che ai camminanti.

Raggiungo poi un lungo e largo altipiano popolato da mandrie di bovini e cavalli, li incontro anche un paio di pastori ed un cacciatore, ci si saluta. Si passa spesso in mezzo ai rovi che oltre alle more, di cui mi sazio, lasciano dei ricordini con le loro spine se ci si distrae un po’. Procedo comunque bene con un passo buono e con una buona dose di fatica raggiungo l’Alto del Puerto del Boqueron, 1316 mt, non è finita e salgo ancora in mezzo ad altri pascoli un altro centinaio di metri, per poi iniziare la discesa per buon sentiero, finalmente! Sempre in mezzo a pascoli e bestiame si passano alcune stalle e abbeveratoi con acqua corrente. Mi passano poi alcuni ciclisti che scendono a palla con le loro mountain-bike e dopo qualche km raggiungo la strada sterrata che scende a valle e passa innanzi al circolo ippico di Àvila dove ad una fontana, forse di acqua potabile, mi rinfresco la faccia e le labbra impastate.

Alcuni km e arrivo a Tornadisoz de Àvila, di nuovo in salita fino a primo bar dove mi fermo per mangiare e bere qualcosa. Sono quasi le due del pomeriggio e anche qui fiesta, stanno organizzando un pranzo comunitario nella piazza principale e nella chiesa si sta ancora celebrando la messa. Oggi è  festa nazionale in Spagna e si festeggia in tutti i paesi e città la Virgen che ovviamente in ogni luogo ha nomi diversi.

Scendo dal paesino e in lontananza si vede Àvila, ancora una decina di km per strade sterrate fino ad entrare in una squallida periferia che a quell’ora sembra disabitata. Il centro città si trova ovviamente dalla parte opposta al mio ingresso, ma piano piano ci arrivo ed entro nel centro per una delle porte della città vecchia interamente murata. Mura delle quali Àvila è famosa nonché patrimonio della umanità.

Mi sistemo per bene vicino alla cattedrale in modo da poter visitare la città, famosa anche per Santa Teresa d’Avila, dottore della chiesa.

Ciao, più tardi, se avrò tempo e voglia, posterò alcune note sulla città.

  

  

  

  

  

  

  

  

  

  

18a Tappa – Almorox – San Martin de Val de Iglesias – Cebreros

Percorsi km 40.

Visita alla polizia locale per il timbro della credenziale, passo la piazza tutta imbandierata per le feste del fine settimana, ci sono anche le corrida anche qui come un tutti i paesi che ho passato, dove non manca mai la Plaza de Toros. Attraverso tutto il paesino fino all’ermita dove si sta tenendo un  rosario, da qui torno alla posada per la cena, ottima, mi hanno cucinato la “Pluma” o secreto iberico alla piastra; trattasi di un taglio del maiale iberico vicino al collo: tenerissimo.

Oggi si parte di buon ora per la prima di due tappe lunghe e dure. C’è un forte vento freddo da nord che mi verrà contro per tutta giornata. Si lascia subito il paese per inoltrarsi nei boschi per stradine sterrate, con la pila frontale faccio luce perché per una buona ora sarà buio pesto, ad un tratto vedo una luce che si avvicina, è un vecchietto che sta salendo in paese di buon ora.

Attraverso con saliscendi anche notevoli dei boschi di pino dal caratteristico profumo di resina, il cielo è  pieno di stelle ed ogni tanto ne cade qualcuna. Arriva l’alba e sono ancora in mezzo al bosco e trovo di tanto in tanto dei casolari abitati.

Sì entra e si esce da un paio di fincas passando i soliti cancelli da richiudere ma non trovo nessuna bestia al pascolo. Attraversata la statale si sale di nuovo con pendenza marcata fino alla cima di un cerro per poi ridiscendere a una stradina. Poco più avanti il sentiero sparisce, oggi non ci sono segnalazioni per cui seguo fedele il GPS che mi manda in discesa in un opera di sbancamento del bosco larga almeno 20 metri, cosa servirà? Seguo questa forse futura strada per un paio di km e con molta difficoltà per le pendenze in entrambi in sensi, é interrotta parecchie volte da massi molto grandi e da altri ostacoli naturali.

Finalmente si riprende una bella via pecuaria che in discesa mi porta ad una piccola spianata con dei casolari e dei vigneti. Da lì scende al paese di San Martin de Val de Iglesias ed ho così lasciato la regione di Castilla la Mancha per entrare in quella di Madrid.

Salita ripida al paese e sosta dopo oltre 20 km per la colazione.

Riprendo il cammino attraversando tutto il paese per prendere una carrareccia che mi porterà fino alla statale che ho dovuto seguire per alcuni km fino al lasciare la regione di Madrid per entrare stavolta in Castilla y Leon, l’attraversamento della regione di Madrid è stato di circa una decina di km.

Da qui in avanti frecce gialle in quantità industriale, da far invidia al camino frances, ora si può procedere ad occhi chiusi, siamo in provincia di Àvila.

Poco più avanti si trova il sito de “Los Toros de Guisando” visita a pagamento. Entro per vedere le quattro sculture raffiguranti dei tori scolpite sul granito oltre 2 secoli avanti Cristo, da Vetoni una popolazione che occupava queste terre prima della venuta dei romani, sito veramente ben tenuto e pulito, sculture veramente suggestive.

Questo sito è  famoso anche perché nel 1400 e prima esisteva una Venta o luogo di fermata lungo i cammini dove i viandanti e cavalieri potevano fermarsi, sfamarsi  e riposarsi. Qui nel 1468 fu firmato il patto tra il re Enrico IV sua sorella Isabella dove il re nominò la sorella ereditiera al trono di Castiglia. Isabella diventerà poi la famosa regina Isabella di Castiglia e sposerà Ferdinando di Aragona, i famosi Reys Cattolici nominati dal Papa Alessandro VI nonché finanziatori di Cristoforo Colombo. In pratica in questo luogo è stata posta la prima pietra del futuro regno di Spagna.

Riprendo il sentiero che ora corre in una dehesa come quelle Estremegne tutta sassi enormi e sterpaglie dove si passa a fatica con lo zaino. Alla fine, attraversata una strada secondaria si apre la valle e si intravede a mezza montagna Cebreros, la meta di oggi.

Ovviamente le difficoltà non sono finite: bisogna discendere fino al Rio Alberche, che si passa con l’ausilio di due ponti di sicura origine romana, per poi risalire per altri 3/4 km su strada di cemento fino al paese. Sul percorso trovo molte more di rovo mature al punto giusto e un pò di uva bianca molto buona. Dopo aver passato l’Ermita dela Virgen de Valsordo  affronto l’Ultimo duro km su un tratto in forte salita pavimentato con dei sassi che hanno messo a dura prova i piedi alla fine di questa lunga tratta.

Comunque sono arrivato e ottimamente sistemato anche oggi.

Ora mi riposo un pò e poi andrò a vedere la corrida dalla Plaza e Toros.

Ciao.

                                     

17a Tappa – Torrijos – Escalona – Almorox

Percorsi km 35

Passeggiata serale per Torreijos, bella cittadina pulita ed elegante di circa 13000 abitanti. Ho percorso le vie del centro, affollate di gente in modo particolare nelle piazze, fino a raggiungere la chiesa per il timbro, purtroppo è chiusa. Proseguo fino al comune, un bel palazzo del 1500 ottimamente restaurato, nell’ ufficio della polizia locale non trovo nessuno ma nell’atrio trovo le donne delle pulizie alle quali chiedo; ben volentieri procurano un timbro da una scrivania e mi risolvono il problema. Ripasso dalla chiesa, ora aperta, trovo il sacrestano che immediatamente chiama il parroco al cellulare, in cinque minuti arriva con il suo timbro e così oggi fanno due.

Rientro per la cena e poi a nanna domani altra bella tirata.

Partenza prima delle sei, oggi fa freddo e tira un forte vento da nord, basta pensare alle giornate passate e subito torna caldo. I primi cinque km fino all’abitato di Val de Santo Domingo sono sulla statale, pertanto procedo rapido, poi in mezzo a campi fino alla levar del sole poi passare in mezzo agli ulivi. Verso le 9 arrivo a Maceda piccolo borgo con un magnifico castello e altre vestigia antiche, mi fermo a fare colazione con degli ottimi churros appena sfornati.

Mi avvio poi ad affrontare, spero, le ultime mesetas in direzione di Escalona. Cammin facendo incontro alcuni ciclisti in senso contrario, uno si ferma e mi chiede se vado a Santiago e poi mi augura buen camino. Passato una bella tenuta con un grande uliveto e salutato il cane a guardia dell’ingresso, inizia la discesa verso Escalona con il suo castello ben in vista. Al solito queste periferie sono sempre una discarica edile. Trovo poi un grande parco solare di pannelli fotovoltaici con un sistema di movimentazione particolare. Passati alcuni terreni incolti, alcune vigne ed ulivi arrivo ad incrociare di nuovo la statale per poi dirigermi verso il paese che si trova arroccato sul un colle e cinto in parte dai resti delle mura. Attraversato il rio per un ponte molto stretto, trafficato e pericoloso per il viandante, affronto la salita per una e”scalona” molto ripida fino ad imboccare una stretta calle piena zeppa di frecce gialle, che ovviamente dove non servono abbondano, che mi porta nella piazza principale dove fervono i preparativi per la festa di San Rocco. Mi fermo a bere qualcosa al bar, riparto attraversando la piazza con fatica per il viavai di persone e mezzi, per dirigermi verso la chiesa ed uscire dal paese, ora zero indicazioni, passo poi una via dove si svolge il mercato settimanale e finalmente trovo la via di uscita.

Ora si scende rapidamente verso un Rio per poi attraversarlo sui resti di un ponte romano e risalire l’altura di fronte per un sentiero che definirlo disastrato è poco, duro banco di prova per i piedi. Si estende ora davanti a me una lunga meseta incolta e la stradina passa in mezzo a due alti recinti di filo spinato, sembra di essere in un campo di concentramento! Alcuni cavalli a pascolo e poi il nulla, solo qualche quercia di tanto in tanto.

Finiti i recinti arrivo in vista di Almorox, ancora 5 km in mezzo a questi campi incolti e con il sole che batte forte, di alberi nemmeno l’ombra e nemmeno un po’ di brezza fresca, unica soddisfazione: le montagne di avvicinano.

Arrivo a Almorox, stanno montando le giostre nel campo sportivo per la festa di San Rocco anche qui, trovo subito la sistemazione di oggi presso la Posada Bemi ed azzanno subito il meritato panino con una buona birra ghiacciata.

A domani.

  
  

    
  

    
        
    

16a Tappa – Toledo – Torrijos

Percorsi km. 36

Altro tour per Toledo, tutti i musei chiudono alle sei anche se nelle informazioni turistiche mettono le 21 come chiusura, va bene sarà per la prossima volta. Trovo aperto solo il museo degli strumenti di tortura che visito, penoso. Giro su e giù per le calli in cerca di un ristorante, scelto uno vicino all’hostal, cena e poi a nanna, domani si parte prestissimo.

Puntuale prima delle sei parto attraversando tutta la città per uscire infine dalla porta Bisagra, dove si trova la statua di Carlo V e percorrere tutta la periferia per poi prendere una strada che fincheggia il Rio Tajo e oltrepassare la autostrada.

Oltrepassato un grosso impianto di betonaggio e frantumazione inerti, con due tre ripide salire si sale in cima a un colle da dove parte la strada sterrata che si inoltra in meseta.

Sì alza finalmente il sole i mi trovo in mezzo a estensioni di mais, cereali e vigneti che dovrò attraversare fino al prossimo dosso. Intanto in lontananza si vedono le montagne che affronterò nei prossimi giorni.

Attraverso la località disabitata di Estiviel percorrendo un bel viale di ulivi fino ad arrivare al alcune fattorie ed allevamenti di cavalli che stanno tranquillamente pascolando nei recinti. Non c’è anima viva.

Poco oltre mi passano 2 pellegrini in bicicletta, sono i primi questo anno, marito e moglie  francesi, mi salutano e mi augurano buen cammino, ricambio volentieri il saluto.

Trovo un posto di descanso con panche in mezzo all’erba alta e secca, dove mi fermo per dissetantarmi e far riposare i piedi, per il primo giorno senza cerotti.

Si fiancheggia ora il Rio Guadarrama da un lato e la grande tenuta Vera Cruz dall’altro finalmente in mezzo alla vegetazione. Attraversato il rio per la prima volta con acqua e anatre proseguo fino ad  arrivare a un piccolo borgo dove c’è una chiesetta ben tenuta, una decina di case e nessuna anima viva. Si percorre ora un un lungo tratto tra terreni arati, vigneti e mais in fase di irrigazione, dove più che il mais irrigano la strada è i viandanti, ci fosse stato nei giorni passati!

Mi ripassano i francesi che avevamo sbagliato un bivio e poi per altro lungo rettilineo arrivo al paesino di Rielves, trovo un bar e bevo qualcosa mangiando 2 churros, ci volevano proprio perché lo stomaco era vuoto. Chiesetta recente in mattoni e poi uscita dalla città passando le vie Calvario e Ampollas (vesciche), che accostamenti da pellegrini.

Passata la ferrovia arrivo ad un bivio dove il cammino del levante si separa da quello del sureste dopo aver fatto un tratto insieme, ma ci reincontreremo. Prima del paesino di Barience trovo un appezzamento di pomodori lungo più di 2 km, ovviamente approfitto. A Barience la chiesa e fuori dal paese adossata ad un capannone industriale, bah!

Il paesino è fatto di villette a schiera di recente costruzione tutte eguali di cui molte disabitate, poco oltre una grande urbanizzazione con contatori di acqua e elettricità, strade, illuminazione pubblica e tanta erba, tutto abbandonato e tanti soldi buttati.

Ultimi 5 km sotto il sole che picchia forte, dalla guida doveva essere in mezzo agli alberi, me non se ne vede manco uno. Passo ancora una volta l’autostrada e mi alloggio nell’unico hotel de paese, un po’ caro ma non c’è altro.

Piú tardi farò un giro in paese e riferirò.

Mandi a tutti.